Home Cardiochirurgia Scompenso cardiaco: la dilatazione dell’atrio sinistro è un indice prognostico sfavorevole

Scompenso cardiaco: la dilatazione dell’atrio sinistro è un indice prognostico sfavorevole

54960
0
Medical Illustrations by Patrick Lynch, generated for multimedia teaching projects by the Yale University School of Medicine, Center for Advanced Instructional Media, 1987-2000.

Il volume dell’atrio sinistro è considerato come un indice del carico diastolico e il suo aumento riflette solitamente una pressione di riempimento ventricolare elevata. Questo perché durante la diastole ventricolare, l’atrio sinistro è esposto direttamente alla pressione ventricolare sinistra attraverso la valvola mitrale aperta.

È stato dimostrato come la dilatazione dell’atrio sinistro sia un indice prognostico sfavorevole, tanto da essere un predittore indipendente di mortalità dopo infarto miocardico e associarsi, più in generale, ad eventi cardiovascolari avversi. A questo si affianca il rischio aritmico per la fibrillazione atriale e il rischio tromboembolico conseguente alla stasi ematica.

Un recente studio ha valutato l’associazione tra dilatazione dell’atrio sinistro e gli eventi cardiovascolari in pazienti con scompenso cardiaco, considerando inoltre l’effetto di differenti trattamenti antitrombotici.

Sono stati inclusi nella ricerca 1.148 pazienti con scompenso cardiaco sistolico, già arruolati nello studio WARCEF (Warfarin versus Aspirin in Reduced Ejection Fraction). Tutti sono stati sottoposti ad ecocardiografia bidimensionale per misurare il volume atriale sinistro indicizzato, poi classificato in quattro categorie: normale, lievemente dilatato, moderatamente dilatato o severamente dilatato. La frazione di eiezione del ventricolo sinistro variava in questi quattro gruppi da 25,6% a 23%.

I pazienti sono stati randomizzati al warfarin o all’aspirina e seguiti nel corso di un follow-up medio di 3,4 anni.

L’analisi dei dati ha dimostrato come la dilatazione moderata o severa dell’atrio sinistro si associava in modo significativo alla mortalità per qualsiasi causa, alla mortalità cardiovascolare e alle ospedalizzazioni per scompenso cardiaco. Tra gli altri eventi cardiovascolari considerati, l’associazione non è stata invece dimostrata nei confronti di infarto miocardico e ictus ischemico. Qualsiasi fosse il livello di dilatazione dell’atrio sinistro, non sono state riscontrate differenze significative nel tasso di eventi tra i pazienti trattati con warfarin o aspirina.

Per quanto concerne i pazienti in trattamento con warfarin, si è visto come i soggetti in range terapeutico per un periodo di tempo superiore al 60% esprimevano tassi di eventi minori.

Anche nei pazienti con scompenso cardiaco, la dilatazione moderata o severa dell’atrio sinistro si conferma quindi come un indice prognostico sfavorevole, nonostante un trattamento antitrombotico, sia esso un anticoagulante o un antiaggregante.

Questo studio non riesce quindi a evidenziare vantaggi a favore dell’uno o dell’altro farmaco. Dall’analisi dei dati sembra infatti esservi solo una tendenza a favore del warfarin nei pazienti con atrio sinistro severamente dilatato nei confronti della mortalità complessiva.

Infine, va sottolineato come questo studio non consideri in alcun modo gli eventi emorragici, che andrebbero invece analizzati, per poter confrontare in modo completo il rapporto rischio beneficio tra il trattamento con antiaggregante e anticoagulante.

 

 

Franco Folino

 

Publication cover image

 

Marco R. Di Tullio, et al. Left atrial volume and cardiovascular outcomes in systolic heart failure: effect of antithrombotic treatment. ESC Heart Failure (2018), Published online in Wiley Online Library.

 

 

 

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui