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Provati nel Sahara marocchino i rover che esploreranno Marte

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This agile walking/driving SherpaTT rover was brought to the PERASPERA Morocco field trials by a team from Germany’s DFKI Robotics Innovation Centre. Copyright DFKI GmbH

I robot hanno invaso il deserto del Sahara per un test sul campo del rover più grande d’Europa. Le prove si sono svolte in una zona del Marocco simile a quella di Marte, per due settimane, con l’impegno di oltre 40 ingegneri. Sono stati testati i sistemi di navigazione automatizzati in cinque diversi siti.

Ciò ha segnato la fine della prima fase del cluster di ricerca strategica sulle tecnologie di robotica spaziale, un programma finanziato dal programma Orizzonte 2020 dell’Unione europea.

Il progetto PERASPERA Ad Astra

Il cluster è coordinato dal progetto PERASPERA Ad Astra, una partnership tra l’agenzia spaziale ASI in Italia, l’agenzia spaziale CNES in Francia, il DLR German Aerospace Centre, l’agenzia spagnola di tecnologia CDTI e il l’agenzia spaziale del Regno Unito, UKSA, coordinato dall’ESA.

La sede del test sul campo era un sito servito dall’Ibn Battuta Center, vicino a Erfoud, sul margine settentrionale del deserto del Sahara. L’ambiente desertico spazzato dal vento è stato selezionato dall’Europlanet Research Infrastructure dell’UE per le similitudini con il suolo di Marte. Altri erano arrivati a selezionare questo luogo, tanto che le squadre hanno condiviso la location con una troupe cinematografica di Hollywood e con documentari cinesi.

I test in Marocco

“Ciò che questo tipo di test sul campo ti dà è la prova che il tuo progetto sta funzionando bene, anche in alcuni degli ambienti più difficili che possiamo immaginare”, spiega Gianfranco Visentin, responsabile della sezione Automazione e Robotica dell’ESA.

“I test di laboratorio dell’hardware che progettiamo non tengono conto della variabilità che la natura porta, dalla luce del cielo alla forma del paesaggio, alla trama e ai colori della sabbia e della roccia. Operare all’aperto in questo modo dimostra che i nostri sistemi funzionano in impostazioni molto più complesse ed elaborate di quanto non si possa mai simulare.

“Per dare un esempio durante questo test sul campo, l’uniformità e l’omogeneità di alcune delle grandi dune di sabbia si sono rivelate difficili da esplorare per gli algoritmi di visione artificiale, poiché si basano sull’identificazione di caratteristiche basate sulla differenza, quindi hanno iniziato a comportarsi in modi imprevisti mai visti prima.”

“Il rover SherpaTT ha gestito un viaggio di 1,3 km su una base completamente autonoma, mentre il suo elemento scientifico autonomo ha innescato un’acquisizione scientifica autonoma, senza alcuno sforzo: ha individuato alcune strane pietre sagomate quindi si è spostato in una posizione migliore per scattare più immagini.” “Questo è importante per il futuro, quando ci saranno molti più rover che andranno su Marte e si sposteranno a centinaia di metri al giorno. Non ci saranno scuole di analisti per esaminare ogni immagine, saranno necessari rover intelligenti per rilevare ciò che è interessante e inviarlo sulla Terra.”

Il preciso rilevamento della posizione

Come contributo essenziale prima dell’inizio dei test, l’ESA ha pilotato un drone per mappare la posizione, producendo modelli di elevazione digitale fino a una risoluzione di 4 cm. Questo ground truthing era necessario per confrontare i dati del rover con la realtà osservata.

La combinazione della mappa dell’ESA e dei dati raccolti dai vari rover costituisce il più grande set di dati di test analogici mai realizzato e verrà utilizzato per convalidare algoritmi per le attività dell’ESA.

Guarda il video sui test in Marocco

 

 

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