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I livelli di mutazione del cancro possono predire i risultati dell’immunoterapia

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I livelli di mutazione nelle cellule tumorali sono correlati alla probabilità di sopravvivenza del paziente dopo la terapia con inibitori dei checkpoint. Questo è quanto sostiene un ampio studio pubblicato online nei giorni scorsi sulla rivista Nature Genetics.

I risultati suggeriscono che questo fenomeno si verifica in molti tipi di cancro e quindi può aiutare a prevedere quali pazienti risponderanno bene a questa forma di immunoterapia oncologica.

Gli inibitori del checkpoint immunitario

Gli inibitori del checkpoint immunitario vengono utilizzati per impedire a determinati tumori di sopprimere la risposta immunitaria del corpo, che altrimenti contribuirebbe a combattere la malattia. Tuttavia, i risultati di questo tipo di immunoterapia possono variare in modo sostanziale da paziente a paziente. Comprendere esattamente come i diversi soggetti sottoposti al trattamento risponderanno all’immunoterapia rimane un obiettivo importante della cura clinica del cancro.

Gli inibitori del checkpoint immunitario nella terapia oncologica: lo studio

Timothy Chan, David Solit, Luc Morris e colleghi hanno valutato dati clinici e genomici da 1.662 pazienti con tumore avanzato che erano stati trattati con inibitori del checkpoint immunitario e 5.371 pazienti che non lo erano stati.

Gli autori hanno sequenziato un gruppo di geni correlati al cancro nei tumori di pazienti con malattia metastatica e hanno quantificato la misura in cui i tumori di ciascun paziente erano mutati (noto anche come “carico mutazionale del tumore”).

I risultati hanno evidenziato come i pazienti con tumore che avevano mutato in modo più esteso avevano tassi di sopravvivenza globali migliori dopo l’immunoterapia con inibitori del checkpoint. Tuttavia, diversi tipi di cancro sembravano avere livelli diversi di soglie di mutazione associate ad una migliore probabilità di sopravvivenza.

Il carico mutazionale e la risposta agli inibitori del checkpoint immunitario

Questi risultati suggeriscono che il carico mutazionale del tumore potrebbe rivelarsi una metrica utile per predire la risposta di un paziente all’immunoterapia con inibitori del checkpoint, per diversi tipi di cancro.

 

 

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