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Tumore della prostata: l’aspirina non sembra migliorare la sopravvivenza

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Diagram showing how you have high dose brachytherapy for prostate cancer/Cancer Research UK uploader

L’uso di aspirina a basse dosi non sembra ridurre il rischio complessivo di morte per cancro alla prostata. Tuttavia, i risultati per periodi di esposizione prolungati suggeriscono che l’utilizzo di questo farmaco antiaggregante, a basse dosi, potrebbe essere inversamente associato alla mortalità per cancro alla prostata, dopo 5 anni dalla diagnosi della neoplasia.

Questi complessi risultati emergono da un recente studio di coorte nazionale, pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine.

Cancro della prostata e aspirina

Recentemente, studi statistici hanno dimostrato che l’uso cronico di aspirina potrebbe essere significativamente associato a migliori esiti clinici nei pazienti affetti da cancro della prostata. E’ stata anche prospettato che questo farmaco possa prolungare la sopravvivenza, ma non sono disponibili ancora dati certi in questo senso.

Uno studio danese 

I ricercatori di Danish Cancer Society Research Center, ospedale universitario di Aarhus, ospedale universitario di Copenaghen e università della Danimarca meridionale, hanno utilizzato registri sanitari nazionali per valutare l’associazione tra l’uso postdiagnosi dell’aspirina a basso dosaggio e la mortalità per cancro alla prostata.

La loro analisi non ha trovato prove convincenti di un effetto protettivo complessivo dell’aspirina a basse dosi per gli uomini con carcinoma della prostata. Tuttavia, hanno trovato un rischio ridotto di mortalità per cancro alla prostata con uso di aspirina a basse dosi tra i pazienti con punteggi bassi di Gleason, il che significava che il loro cancro alla prostata non avrebbe progredito. Un rischio ridotto di mortalità è stato trovato anche tra coloro che assumevano aspirina a basse dosi per un lungo periodo di tempo.

Il commento editoriale

Gli autori di un editoriale di accompagnamento dell’Università di Tampere e dell’ospedale universitario di Tampere in Finlandia ipotizzano che una migliore sopravvivenza specifica del cancro alla prostata tra chi assumeva aspirina, e aveva bassi punteggi di Gleason, potrebbe essere spiegata da una classificazione del tumore inaccurata che si verifica meno frequentemente negli utilizzatori di aspirina rispetto ai non utilizzatori.

 

 

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