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Insufficienza cardiaca: lo spironolattone riduce la mortalità, ma solo nelle donne

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L’utilizzo dello spironolattone nelle donne con insufficienza cardiaca e frazione di eiezione conservata sembra essere particolarmente efficace nel ridurre la mortalità. Più che negli uomini. Questi risultati sono il frutto di una sottoanalisi dello studio TOPCAT, recentemente pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology.

L’insufficienza cardiaca con frazione di eiezione conservata

L’insufficienza cardiaca con frazione di eiezione conservata è una condizione sempre più diffusa, soprattutto nelle donne. Circa la metà dei pazienti con insufficienza cardiaca ha una forma con frazione di eiezione conservata.

Le comorbidità, inclusa l’età avanzata, l’obesità, il diabete mellito, l’ipertensione e l’iperlipemia, non sono solo fattori di rischio, ma definiscono anche specifici profili fenotipici della malattia.

L’insufficienza cardiaca con frazione di eiezione conservata continua a rappresentare un argomento controverso. Molti aspetti cruciali rimangono poco chiari, tra cui l’esatta fisiopatologia, la definizione diagnostica precoce e il trattamento.

Poiché l’insufficienza cardiaca con frazione di eiezione conservata include probabilmente una serie di anomalie cardiache e non cardiache, tipicamente nei pazienti anziani, porre una diagnosi accurata può essere difficile, in particolare per il quadro clinico aspecifico.

Il trattamento con i farmaci comunemente usati nello scompenso cardiaco con frazione di eiezione ridotta non ha dimostrato benefici.

Lo studio TOPCAT

Lo studio TOPCAT (Treatment of Preserved Cardiac Function Heart Failure with an Aldosterone Antagonist) è una sperimentazione che ha confrontato spironolattone e placebo in pazienti con insufficienza cardiaca e una frazione di eiezione conservata. Ha incluso pazienti con almeno un sintomo e un segno di scompenso cardiaco e con una frazione di eiezione di almeno il 45%. Inoltre, era richiesto un livello di peptide natriuretico elevato nei precedenti 60 giorni o un ricovero in ospedale nell’anno precedente.

I suoi risultati, pubblicati nel 2014 sul New England Journal of Medicine, furono deludenti, evidenziando come il trattamento con spironolattone non riducesse l’incidenza dell’endpoint primario composito di morte per cause cardiovascolari, arresto cardiaco abortito o ospedalizzazione per insufficienza cardiaca.

La nuova analisi

In questo nuovo studio, che utilizza il database TOPCAT, viene sviluppata un’analisi per cercare di identificare differenze di genere nella risposta al trattamento con spironolattone in pazienti con insufficienza cardiaca e frazione di eiezione conservata. E’ stato mantenuto l’endpoint composito dello studio.

I risultati hanno evidenziato come circa la metà del campione era costituito da donne. Non sono emerse differenze di genere tra il gruppo di pazienti trattato con spironolattone e quello trattato con placebo per quanto riguarda l’endpoint primario.

La terapia con spironolattone era però associata a una ridotta mortalità per tutte le cause nelle donne (HR 0,66) ma non negli uomini.

L’efficacia dello spironolattone nelle donne

Questa nuova analisi dello studio TOPCAT mette in luce un effetto genere specifico dello spironolattone, nelle donne con insufficienza cardiaca e frazione di eiezione conservata, in grado di indurre una riduzione della mortalità per tutte le cause. Una riduzione che in termini percentuali supera il 30% e che merita quindi ulteriori conferme da studi clinici prospettici appositamente disegnati.

 

Franco Folino

 

Miranda Merrill, et al. Sex Differences in Outcomes and Responses to Spironolactone in Heart Failure With Preserved Ejection Fraction. A Secondary Analysis of TOPCAT Trial. JACC: Heart Failure, Volume 7, Issue 3, March 2019.

 

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