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Cancro al seno: mammografia biennale secondo le nuove raccomandazioni ACP

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Carcinoma della mammella/Wikimedia commons

Secondo nuove raccomandazioni, evidence-based, dell’American College of Physicians (ACP), le donne a rischio medio tra i 50 e i 74 anni dovrebbero sottoporsi a screening del cancro al seno con mammografia ogni due anni. Questo documento di orientamento, pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine, non si applica alle pazienti con precedenti risultati anormali allo screening o alle popolazioni ad alto rischio. Quest’ultimo gruppo di soggetti include donne con una storia personale di cancro al seno o con una mutazione genetica nota per aumentarne il rischio.

Le donne a rischio medio

Nelle donne a rischio medio di età compresa tra 40 e 49 anni, i medici dovrebbero discutere se eseguire uno screening per il cancro al seno con mammografia prima dei 50 anni. La discussione dovrebbe includere i potenziali benefici, i rischi e le preferenze della donna. I potenziali danni superano i benefici nella maggior parte delle donne di età compresa tra 40 e 49 anni.

Le prove dimostrano che la mammografia annuale risulta più dannosa della mammografia ogni due anni. Inoltre, esiste una piccola differenza nella mortalità per cancro al seno tra lo screening eseguito annualmente rispetto a quello biennale, ma con l’intervallo più lungo si riducono sostanzialmente i danni legati allo screening stesso.

Rispetto alle donne sottoposte a screening biennale, un maggior numero di donne sottoposte a screening annuale riceve una raccomandazione per una biopsia dopo un risultato falso-positivo (7,0 per cento contro 4,8 per cento).

Gli effetti collaterali dello screening

I danni dello screening del carcinoma mammario comprendono sovra-diagnosi, sovra-trattamento, risultati falsi positivi, esposizione alle radiazioni e cancri al seno associati alle stesse radiazioni, nonché decessi per cancro al seno. A questi vanno aggiunte le preoccupazioni che si generano nella donna che si sottopone alle differenti procedure di screening, comprese le biopsie al seno.

Circa il 20% delle donne a cui viene diagnosticato un tumore al seno, in un periodo di 10 anni riceverà sovra-diagnosi e sarà probabilmente sovra-trattata.

Una sovra-diagnosi significa che a una donna viene diagnosticato un tumore al seno che non l’avrebbe fatta ammalare o portata alla morte se non diagnosticato o trattato. Pertanto, in questi casi trovare il cancro non porta ad alcun un beneficio clinico per la donna, anzi, risulta dannoso.

Il commento editoriale

In un editoriale di accompagnamento, Joann G. Elmore e Christoph I. Lee scrivono: “I risultati della valutazione [di ACP] sono 4 dichiarazioni di orientamento che forniscono chiarezza e semplicità in mezzo al caos di linee guida divergenti. Queste dichiarazioni di orientamento ACP rappresentano la convergenza tra le diverse raccomandazioni, mentre evidenziano punti importanti che i medici devono prendere in considerazione nelle conversazioni condivise con i loro pazienti riguardo allo screening sistematico del cancro al seno.”

 

 

 

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