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Perfezionato un sistema che sembra poter riportare in vita il cervello, ore dopo la morte

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Un sistema che può ripristinare la circolazione del cervello e alcune funzioni cellulari nel maiale, a distanza di ore dalla morte è stato presentato nella rivista Nature. Tuttavia, non c’erano prove di una attività elettrica globale del cervello associata alla consapevolezza, alla percezione o ad altre funzioni cerebrali di ordine superiore. Questo approccio può peraltro offrire una piattaforma per studiare il cervello intatto, ma richiede ulteriori test prima di poter esplorare applicazioni più ampie.

La sensibilità all’ipossia

I cervelli dei mammiferi sono molto sensibili ai livelli ridotti di ossigeno. Brevi periodi di interruzione del flusso sanguigno portano a un rapido esaurimento delle riserve di ossigeno e di energia, che si pensa causino la morte neuronale e danni irreparabili al cervello. Alcuni studi hanno messo in dubbio che questa cascata di eventi dannosi sia inevitabile entro un breve periodo dopo la sospensione del flusso sanguigno.

Nenad Sestan e colleghi postulano che alcune attività cellulari del cervello possano avere la capacità di essere parzialmente ripristinate, anche poche ore dopo la morte. Hanno testato questa teoria sviluppando BrainEx, un sistema progettato per imitare il flusso sanguigno pulsante a temperatura corporea normale (37 gradi Celsius).

In questo studio, 32 cervelli di maiale, ottenuti da impianti di trasformazione alimentare, sono stati collocati in questo sistema quattro ore dopo la morte. Durante un periodo di perfusione di sei ore, gli autori hanno osservato una riduzione della morte cellulare e prove per il ripristino di alcune funzioni cellulari, compresa l’attività sinaptica. Tuttavia, durante gli esperimenti non è stata rilevata alcuna attività di rete globale o funzione cerebrale completa.

Le capacità di ripristino cellulare del cervello

I risultati indicano che il cervello possiede una maggiore capacità di ripristino cellulare rispetto a quanto precedentemente creduto e che il deterioramento dopo la cessazione del flusso sanguigno potrebbe essere un processo prolungato piuttosto che rapido. Se il ripristino della piena, normale funzione cerebrale potrebbe essere possibile con questo sistema non è chiaro.

Gli autori chiariscono che questo effetto non è evidente nel loro attuale studio e sarebbero necessari ulteriori esperimenti con periodi di perfusione più lunghi prima che si possano prendere in considerazione le applicazioni più ampie di questo sistema.

I commenti editoriali

Due articoli di commento considerano le implicazioni della ricerca in questo settore. Lo studio BrainEx potrebbe intensificare i dibattiti sul trapianto di organi umani, sostengono Stuart Youngner e Insoo Hyun primo articolo. “Mentre la scienza della rianimazione cerebrale progredisce, alcuni sforzi per salvare o ripristinare il cervello delle persone potrebbero sembrare sempre più ragionevoli – e alcune decisioni di rinunciare a tali tentativi a favore di procurare organi per il trapianto potrebbero sembrare coerenti”, scrivono.

In un secondo commento, Nita Farahany e colleghi sottolineano che le possibilità offerte dallo studio mettono in evidenza “limiti potenziali nelle normative vigenti per gli animali utilizzati nella ricerca”. Chiedono linee guida per aiutare i ricercatori a superare l’host dei dilemmi etici sollevati dallo studio, che “mette in discussione le ipotesi di vecchia data su ciò che rende un animale – o un umano – vivo”.

 

 

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