Secondo i risultati di uno studio di coorte retrospettivo, pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine, lo screening per la sindrome di Lynch diventa sostanzialmente meno efficiente dopo i 70-75 anni. Gli autori suggeriscono così che l’interruzione dello screening nei pazienti di età superiore agli 80, potrebbe essere una strategia ragionevole rispetto allo screening universale, in particolare in contesti a risorse limitate.
La sindrome di Lynch
La sindrome di Lynch, nota anche come carcinoma colorettale ereditario non poliposico, è una malattia autosomica dominante in cui lo sviluppo di un carcinoma colon rettale è correlato ad una predisposizione genetica e familiare.
Le attuali linee guida raccomandano lo screening di tutti i pazienti con tumore del colon-retto di nuova diagnosi per la sindrome di Lynch. Sebbene la strategia di screening universale sia ampiamente accettata, il suo rendimento diagnostico e l’efficacia in termini di costi, in particolare in quelli con più di 70 anni, non era stato studiato a fondo.
Screening universale o selettivo?
I ricercatori della Kaiser Permanente Northern California hanno studiato 3.891 pazienti con tumore del colon-retto di nuova diagnosi, sottoposti a screening della sindrome di Lynch tra il 2011 e il 2016, per confrontare le prestazioni delle strategie di screening universale o limitato all’età, mediante l’immunoistochimica dei tumori del colon-retto.
I ricercatori hanno scoperto che la resa diagnostica incrementale (il numero di casi di sindrome di Lynch diagnosticati tra i tumori del colon-retto sottoposti a screening) è diminuito sostanzialmente dopo i 70-75 anni di età, con un guadagno incrementale minimo dopo gli 80 anni, rispetto alla strategia di screening universale.
Gli autori concludono che, poiché la sindrome di Lynch è rara dopo gli 80 anni e l’efficacia dello screening universale è molto bassa, l’arresto dello screening in questi pazienti anziani può essere ragionevole, specialmente in contesti con risorse limitate.