Home Cardiochirurgia Meglio evitare il pretrattamento con inibitori della fosfodiesterasi-5 nei pazienti con VAD

Meglio evitare il pretrattamento con inibitori della fosfodiesterasi-5 nei pazienti con VAD

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Impianto di VAD/Courtesy HeartWare

Secondo una recente ricerca pubblicata su Circulation: Heart Failure i pazienti con scompenso cardiaco sinistro che subiscono l’impianto di un dispositivo di assistenza ventricolare possono avere maggiori probabilità di sviluppare insufficienza cardiaca sul lato opposto del loro cuore se sono pre-trattati con farmaci vasodilatatori selettivi off-label.

I VAD nello scompenso cardiaco

Un VAD è una pompa cardiaca meccanica. I modelli più recenti hanno raggiunto dimensioni particolarmente contenute e sono posizionati all’interno del torace e impiantati in collegamento con il ventricolo sinistro del cuore (leggi precedente articolo su questo argomento). Qui il dispositivo raccoglie una porzione del sangue circolante e lo pompa nell’aorta, aiutando così il cuore insufficiente nel suo compito. A differenza di un trapianto di cuore artificiale, i VAD non sostituiscono il cuore, ma lo affiancano.

Tra il 10% e il 40% dei pazienti sottoposti a impianto del dispositivo di assistenza ventricolare sinistro (VAD) per scompenso cardiaco sinistro sviluppa scompenso cardiaco destro – una complicazione che comporta una prognosi peggiore. Per scongiurare la complicazione, i medici a volte prescrivono un trattamento preventivo con farmaci vasodilatatori selettivi, off-label, chiamati inibitori della fosfodiesterasi-5 (PDE5i). I farmaci PDE5i sono attualmente approvati per il trattamento dell’insufficienza cardiaca destra in pazienti con ipertensione arteriosa polmonare dovuta a cause diverse dalla cardiopatia.

Gli inibitori della fosfodiesterasi-5 nei pazienti con VAD

I risultati di questo nuovo studio – la più grande analisi fino ad oggi eseguita per valutare l’utilità di questo approccio – chiamano in causa il trattamento preventivo con i farmaci PDE5i.

“Non abbiamo trovato alcun beneficio di questa terapia nei pazienti impiantati con VAD, compresi i pazienti con malattia vascolare polmonare o disfunzione ventricolare destra – gli stessi pazienti che potrebbero trarre maggior beneficio”, ha detto il ricercatore senior Michael Kiernan, cardiologo al Tufts Medical Center e assistente professore di medicina alla Tufts University School of Medicine di Boston. “I nostri risultati dovrebbero fermare i medici che stanno prendendo in considerazione questa terapia e dovremmo essere cauti nell’uso di routine di queste terapie prima dell’intervento di impianto di un VAD.”

Gli inibitori della fosfodiesterasi-5 a scopo preventivo

I risultati si basano sull’analisi di 11.544 pazienti statunitensi sottoposti a impianto di un VAD tra il 2012 e il 2017. Di tutti i pazienti riceventi, 1.199 (10%) avevano ricevuto un trattamento preimpianto con farmaci PDE5i. Complessivamente, il 24% di tutti i pazienti che erano stati impiantati con VAD ha sviluppato insufficienza cardiaca destra, ma il gruppo che ha ricevuto farmaci preimpianto lo ha fatto con tassi più alti.

Per ridurre al minimo i possibili effetti di altri fattori che potrebbero influenzare i risultati, i ricercatori hanno confrontato 1,177 pazienti trattati con farmaci PDE5i con un gruppo di 1.177 pazienti che non hanno ricevuto tale terapia preventiva ma erano altrimenti simili al gruppo trattato in termini di gravità della malattia, età e presenza di altre malattie in grado di influire sull’esito e sullo stato di salute.

Rispetto a coloro che non hanno ricevuto la terapia farmacologica, il gruppo che ha ricevuto farmaci vasodilatatori prima dell’impianto del VAD aveva il 31% di probabilità in più di sviluppare insufficienza cardiaca destra (29% per quelli trattati, rispetto al 24% tra quelli che non avevano ricevuto trattamento). Inoltre, l’analisi ha mostrato come il rischio relativo di sanguinamento entro una settimana dall’intervento chirurgico era del 46% più alto nei pazienti sottoposti a terapia con PDE5i (il 12% dei pazienti che ricevevano terapia contro l’8% di quelli che non avevano ricevuto questa terapia).

 

 

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