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Alirocumab riduce del doppio gli eventi cardiovascolari nei diabetici ad alto rischio

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Una nuova analisi condotta sui dati raccolti nel corso dello studio Odyssey Outcomes ha evidenziato come il trattamento con alirocumab, dopo una sindrome coronarica acuta, possa far raddoppiare la riduzione degli eventi cardiovascolari tra i pazienti con diabete. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista The Lancet Diabetes & Endocrinology.

Alirocumab e il colesterolo LDL

Alirocumab è un anticorpo monoclonale umano, appartenente alla classe degli inibitori della proproteina convertasi subtilisina/kexina tipo 9 (PCSK9). Svolge la sua azione inibendo questa molecola che si lega al recettore epatico delle lipoproteine LDL, al fine di sottrarre il colesterolo dalla circolazione ematica.

Questo farmaco biotecnologico è già approvato per il commercio, ma l’impiego è limitato nei pazienti ad alto rischio, con ipercolesterolemia primaria o dislipidemia mista, resistenti alla terapia con statine.

Viene somministrato per iniezione sottocutanea, una volta ogni 2 settimane.

Lo studio Odyssey Outcomes

Lo studio Odyssey Outcome è stato presentato nel 2014. Era uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, condotto in 57 paesi, che confrontava alirocumab con placebo in pazienti che erano stati ricoverati per una sindrome coronarica acuta. Il farmaco era stato titolato nel corso dello studio al fine di raggiungere concentrazioni di colesterolo LDL comprese tra 25 e 50mg/dl.

Da allora ha fornito interessanti risultati clinici sull’utilizzo del farmaco in pazienti ad alto rischio cardiovascolare. Già lo scorso anno vi avevamo presentato un’analisi, pubblicata sul New England Journal of Medicine, che indicava come un trattamento con alirocumab era in grado di ridurre il rischio di eventi ricorrenti ischemici nei pazienti con sindrome coronarica acuta, già trattati con statine ad alta intensità.

La nuova analisi

Questa nuova analisi dello studio Odyssey parte dal presupposto che il diabete fa aumentare ulteriormente il rischio di eventi cardiovascolari ischemici dopo una sindrome coronarica acuta.

Lo scopo è stato quindi quello di valutare l’efficacia e la sicurezza di un’ulteriore riduzione del colesterolo LDL con alirocumab, misurandone gli effetti sugli esiti cardiovascolari. L’effetto sugli eventi cardiovascolari è stato quindi correlato alla presenza o meno del diabete.

Lo studio ha inoltre valutato gli esiti di questo trattamento sui valori di glicemia, includendo il rischio di diabete di nuova insorgenza. La ragione di questa particolare indagine è che in passato era stato posto il sospetto che alirocumab potesse indurre lo sviluppo di un diabete.

L’endpoint principale era un composito di morte per malattia coronarica, infarto miocardico non fatale, ictus ischemico fatale o non fatale o angina instabile che richiedeva il ricovero in ospedale

Alirocumab: un forte effetto nei pazienti con diabete

Tra i pazienti inclusi nello studio, il 28,8% erano diabetici e il 43,6% avevano ricevuto una diagnosi di prediabete.

Nel gruppo trattato con placebo, l’incidenza dell’endpoint primario, nel corso di un follow-up mediano di 2,8 anni, è stata del 16,4% nei pazienti con diabete, del 9,2% in quelli con prediabete e dell’8,5% nei normoglicemici (HR; diabete versus normoglicemici, 2,09; diabete versus prediabete, 1,90).

Il farmaco somministrato per via sottocutanea ha indotto una riduzione relativa simile dell’incidenza dell’endpoint primario in ciascuna categoria glicemica, ma una riduzione assoluta maggiore nei pazienti con diabete.

Un diabete di nuova insorgenza è stato diagnosticato nel 10,1% dei pazienti trattati con placebo e nel 9,6% di quelli trattati con alirocumab.

Un’altra conferma di efficacia

Questa analisi dello studio Odissey non fa altro che confermare gli effetti positivi indotti in prevenzione secondaria da alirocumab sugli eventi cardiovascolari. Se da un lato ribadisce come un trattamento ipocolesterolemizzate aggressivo migliori la prognosi, dall’altro mette in luce la sua specifica utilità in un gruppo a rischio particolarmente elevato come quello dei pazienti diabetici, raddoppiandone i benefici sul piano clinico. Infine, rassicura sulla possibile nuova insorgenza del diabete nel corso del trattamento con l’inibitore del PCSK9, evento che i dati sembrano escludere in modo chiaro.

Qualsiasi mezzo farmacologico si impieghi, è sempre più evidente come una riduzione estrema dei valori di colesterolo LDL nei pazienti ad alto rischio cardiovascolare eserciti un effetto protettivo. In questo studio il target era addirittura inferiore a 50mg/dl, ben al di sotto dell’obbiettivo proposto dalle attuali linee guida di 75mg/dl.

Quando avverrà che questi livelli terapeutici si adegueranno anche nel consensus internazionale? Dipenderà dalle ulteriori conferme negli studi di efficacia clinica e dai dati sulla sicurezza dei trattamenti, ma è certo che l’elevato costo degli inibitori del PCSK9, come alirocumab, rallenterà in qualche modo un pieno utilizzo di queste molecole.

Al momento il costo di due penne per iniezione sottocutanea di alirocumab, messe in commercio dall’azienda Sanofi, sponsor dello studio insieme a Regeneron Pharmaceuticals, nelle dosi di 75 o 150mg, è di circa 645 euro.

 

Franco Folino

 

 

Kausik K Ray, et al. Effects of alirocumab on cardiovascular and metabolic outcomes after acute coronary syndrome in patients with or without diabetes: a prespecified analysis of the ODYSSEY OUTCOMES randomised controlled trial. Published: July 01, 2019.

 

 

 

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