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I gamberetti potrebbero aiutare a combattere schistosomiasi e povertà in Africa

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L’acquacoltura di gamberetti su piccola scala potrebbe offrire un metodo redditizio e sostenibile per sopprimere le malattie, in aree di alta insicurezza alimentare e schistosomiasi endemica, nell’Africa sub-sahariana. Questo tipo di supporto alimentare, proposto in uno studio di modellizzazione, pubblicato nei giorni scorsi su Nature Sustainability, potrebbe fornire non solo nutrimento a moltissime persone, ma anche rappresentare un nuovo possibile mezzo di sostentamento economico.

La schistosomiasi umana

La schistosomiasi umana è una malattia parassitaria debilitante diffusa dalle lumache d’acqua dolce, che fungono da ospiti obbligati intermedi per i parassiti. La maggior parte dei casi si verifica nell’Africa sub-sahariana, dove i pesticidi vengono spesso usati per uccidere le lumache. Tuttavia, questo approccio richiede generalmente applicazioni ripetute di sostanze chimiche che possono interessare altre specie vicine.

I gamberi e le lumache

I gamberi di fiume sono predatori naturali delle lumache e sono al tempo stesso un cibo umano popolare. La coltivazione di gamberi di fiume può essere facilmente integrata nell’agricoltura del riso, dal momento che gamberi e riso possono prosperare in ambienti simili. Questo tipo di coltura combinata può fornire anche una ricca fonte proteica alla dieta locale e un flusso di entrate aggiuntivo per coloro che vivono nelle aree colpite dalla malattia.

In questo studio, coordinato dalla Stanford University, gli autori hanno studiato i potenziali effetti di questo scenario, costruendo un modello matematico che combina l’acquacoltura di gamberetti, la dinamica della malattia schistosomiasi e la predazione di gamberi sulle lumache.

Le loro simulazioni suggeriscono che coltivare gamberi in aree dove è diffusa la schistosomiasi può avere la stessa efficacia della somministrazione di massa di farmaci per il controllo della malattia.

Hanno scoperto inoltre che questo tipo di approccio può aiutare a ridurre l’utilizzo di sostanze chimiche, offrendo al tempo stesso un metodo sostenibile per migliorare la sicurezza alimentare e generare profitti economici.

 

 

 

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