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I parametri in grado di predire il miglioramento della FE nei pazienti con scompenso cardiaco

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Nella pratica clinica è facile osservare come esistano pazienti con scompenso cardiaco e frazione di eiezione ridotta che tendano nel tempo a migliorare questo parametro. A loro si contrappone un gruppo di pazienti che al contrario evidenzia una persistente riduzione della performane ventricolare sinistra.

Esistono delle caratteristiche cliniche che caratterizzano questi due gruppi di pazienti? Vi sono specifiche variabili che identificano i pazienti in cui la frazione di eiezione migliora? Quali sono le differenze in termini di prognosi? A questi quesiti ha cercato di dare risposta una recente ricerca, pubblicata sullo European Heart Journal.

Scompenso cardiaco ed ecocardiografia

Lo studio è stato condotto da un gruppo di ricercatori canadesi che hanno analizzato, in modo retrospettivo, i dati raccolti tra il 2008 e il 2016 nei due maggiori centri di ecocardiografia dell’Alberta.

Sono stati considerati due esami ecocardiografici, eseguiti ad un intervallo mediano di 17 mesi. Il follow-up medio dopo il secondo ecocardiogramma è stato di 2,7 anni.

Sono stati inclusi nella ricerca 10.641 pazienti. Di questi, 3.124 presentavano alla visita basale una frazione di eiezione ridotta, definita da un valore di questo indice inferiore o uguale al 40%.

All’interno di quest’ultimo gruppo, in 1.950 pazienti la frazione di eiezione era persistentemente ridotta nei due ecocardiogrammi eseguiti, passando da valori medi del 30,2% al 28,6%.

Altri 1.174 pazienti hanno invece evidenziato un miglioramento della frazione di eiezione, definito da un aumento di questo indice di almeno il 10%, con valori medi passati dal 26,1% al 46,4%.

Gli autori hanno integrato la statistica di base con un’analisi multivariata, condotta su differenti parametri clinici. Da questa valutazione è risultato come alcune variabili identificavano i pazienti che avrebbero poi evidenziato un miglioramento della frazione di eiezione. Questi erano: sesso femminile, età più giovane, diagnosi di fibrillazione atriale, diagnosi di cancro, ipertensione arteriosa, una frazione di eiezione inferiore alla visita basale e l’utilizzo di idralazina.

Una prognosi migliore

Questo gruppo di pazienti, con miglioramento della frazione di eiezione, ha dimostrato anche una prognosi migliore, con tassi ridotti di mortalità e di ospedalizzazione per qualsiasi causa. Inoltre, ha fatto registrare un numero minore di visite di pronto soccorso e di trapianti cardiaci.

Altri due gruppi di pazienti che hanno evidenziato un miglioramento della frazione di eiezione sono stati quelli che tra la prima e la seconda valutazione hanno avuto un infarto miocardico o un ricovero per scompenso cardiaco.

le donne con frazione di eiezione ridotta hanno mostrato un rischio inferiore di mortalità rispetto ai maschi. Avevano anche meno probabilità di ricevere un dispositivo di assistenza ventricolare o un trapianto cardiaco, ma non sono state evidenziate differenze di genere nei tassi di ospedalizzazione o nelle visite al pronto soccorso.

I pazienti in cui la frazione di eiezione migliora

Il primo dei risultati di questo studio è certamente in linea con le attese: i pazienti in cui la frazione di eiezione incrementa hanno una prognosi migliore.

D’alta parte, è ben evidente come i parametri clinici che identificano i pazienti in cui è la frazione di eiezione migliora siano molto eterogenei fra loro. Esistono variabili che possono essere considerate come plausibili per una correlazione al miglioramento della performance cardiaca, come la giovane età. Al contrario però altre variabili cliniche sembrano piuttosto complicare la malattia, quali la fibrillazione atriale o l’ipertensione arteriosa, ma che identificano invece i pazienti in cui la frazione di eiezione migliora.

Gli autori si guardano bene dal fare interpretazioni fisiopatologiche sui risultati ottenuti. Considerando le molte variabili in gioco è estremamente difficile identificare una spiegazione univoca. Al contrario è plausibile che le ragioni del miglioramento possano derivare da molteplici fattori concatenati fra loro.

Sospendere i farmaci per lo scompenso cardiaco?

Gli autori concludono proponendo una domanda per le future ricerche in questo campo: i pazienti in cui la frazione di eiezione migliora devono proseguire con le terapie specifiche per lo scompenso cardiaco con frazione di eiezione ridotta, o alcuni farmaci possono essere interrotti o ridotti nel dosaggio?

Si tratta di una domanda molto ambiziosa, ma alcuni studi sembrano già indicare come la sospensione o la riduzione dei farmaci per lo scompenso cardiaco possa portare ad una ricaduta della malattia.

 

Franco Folino

 

Anukul Ghimire, et al. Frequency, predictors, and prognosis of ejection fraction improvement in heart failure: an echocardiogram-based registry study. European Heart Journal (2019) 40, 2110–2117.

 

 

 

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