Home Ipertensione arteriosa Una pressione elevata nella mezza età può portare ad alterazioni cerebrali

Una pressione elevata nella mezza età può portare ad alterazioni cerebrali

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Secondo uno studio osservazionale pubblicato sulla rivista The Lancet Neurology, l’ipertensione e gli incrementi consistenti della pressione arteriosa nella mezza età possono portare a patologie cerebrali in età avanzata.

La ricerca suggerisce che l’ipertensione, definita da valori superiori o uguali a 140/90mmHg, può portare a riduzioni del volume del cervello e a livelli più alti di zone di iperintensità della sostanza bianca all’interno del cervello, potenzialmente legate ad aree di lesione. Al contrario, non è stata evidenziata alcuna associazione con i disturbi cognitivi o l’accumulo delle placche di beta-amiloide, una delle alterazioni patologiche ​​chiave della malattia di Alzheimer.

Ipertensione arteriosa e malattie neurologiche

È noto che l’ipertensione arteriosa aumenta il rischio di sviluppare nel tempo una compromissione cognitiva, ma non è chiaro esattamente come e quando questo rischio aumenti. Questo nuovo studio ha monitorato la pressione sanguigna in soggetti tra i 36 e i 69 anni, per esplorare la sua influenza sul cervello. Ha scoperto che il legame potrebbe iniziare a un’età più giovane del previsto.

Gli autori suggeriscono che il monitoraggio e gli interventi sulla pressione arteriosa potrebbero dover iniziare a 40 anni, se non prima, per proteggere la salute del cervello.

Pressione sanguigna e volume del cervello

L’autore principale, il professor Jonathan M Schott, dell’University College di Londra, ha affermato: “La nostra ricerca si basa su prove esistenti sul ruolo della pressione sanguigna e sulla successiva patologia cerebrale. Abbiamo scoperto che la pressione sanguigna più alta e in aumento tra i 36 e i 53 anni aveva le associazioni più forti con un volume del cervello più piccolo e aumenti delle lesioni cerebrali della sostanza bianca nella vita successiva. Noi ipotizziamo che questi cambiamenti possano, nel tempo, comportare un declino della funzione cerebrale, ad esempio alterazioni del pensiero e del comportamento, quindi ipotizziamo che sia necessario prendere di mira la pressione sanguigna nella mezza età, se non prima”.

Lo studio

Sono stati arruolati nello studio 502 partecipanti che erano cognitivamente sani all’età di 70 anni. In tutti la pressione era stata misurata a 36, ​​43, 53, 60-64 e 69 anni.

I ricercatori hanno misurato il volume cerebrale complessivo di ciascun partecipante all’età di circa 70 anni, insieme al volume dell’ippocampo, all’estensione delle lesioni cerebrali della sostanza bianca, alla quantità di placche beta-amiloidi e alle capacità cognitive.

Negli individui cognitivamente normali, i ricercatori hanno scoperto che avere una pressione sanguigna più alta all’età di 53 anni e maggiori aumenti della pressione sanguigna tra 43 e 53 anni si associava ad un maggior numero di lesioni della sostanza bianca a 70 anni. Una pressione sanguigna più alta a 43 anni e un aumento maggiore della pressione sanguigna dall’età di 36 anni erano associati ad avere volumi cerebrali più piccoli. Ad esempio, avere una pressione diastolica più alta di 10 mmHg all’età di 43 anni si associava ad un cervello più piccolo di 6,9 ml a circa 70 anni.

Nessuna relazione con la malattia di Alzheimer

Non vi erano tuttavia prove che la pressione sanguigna influisse sulla cognizione o sull’accumulo di placche beta-amiloidi. Ciò suggerisce che è improbabile che si verifichino associazioni tra la pressione sanguigna di mezza età e la salute del cervello in età avanzata attraverso l’accumulo di beta-amiloide, che si ritiene sia uno dei primi cambiamenti strutturali osservati nella malattia di Alzheimer.

Una fase sensibile

Lo studio suggerisce che la quarta o la sesta decade di vita potrebbe essere una fase sensibile in cui la pressione alta e gli aumenti della pressione sanguigna hanno un impatto particolare sulla futura salute del cervello. Gli autori ritengono che potrebbe essere necessario iniziare la misurazione della pressione arteriosa di routine a 40 anni o prima, e che potrebbero essere necessari approcci diversi alla variazione della pressione arteriosa a età diverse.

La co-autrice, la dott.ssa Josephine Barnes, dell’University College di Londra, Regno Unito, afferma: “Il nostro progetto di studio offre un’opportunità unica per esaminare la pressione sanguigna a età diverse, i cambiamenti della pressione sanguigna durante periodi specifici, dalla prima età adulta a quella tardiva, e per esplorare le loro influenze su patologie cerebrali e sui volumi cerebrali. Poiché gli aumenti della pressione sanguigna e una pressione sanguigna più alta tra i 36 e i 53 anni sembrano avere un effetto dannoso sulla salute del cervello in età più avanzata, questi risultati rafforzano la necessità di monitorare la pressione sanguigna anche prima della mezza età.”

 

 

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