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Negli USA: i casi di tubercolosi nei bambini si riducono, ma con forte disparità etniche

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I casi di tubercolosi (TBC) tra bambini e adolescenti negli Stati Uniti si sono quasi dimezzati in dieci anni, ma esistono forti differenze nei tassi di incidenza tra le diverse comunità etniche, razziali e geografiche. Questo il quadro prospettato da un recente studio osservazionale pubblicato sulla rivista The Lancet Public Health.

Questo studio riporta il primo aggiornamento delle stime nazionali sulla tubercolosi in bambini e adolescenti dal 2010, analizzando tutti i dati del National TB Surveillance System nel periodo 2007-2017. La ricerca ha esaminato le tendenze per razza ed etnia e, per la prima volta, nei differenti territori degli Stati Uniti (Samoa americane, Guam, Isole Marianne settentrionali, Portorico e Isole Vergini) e Stati liberamente associati (Stati Federati di Micronesia, Isole Marshall, e Palau) e per paese di nascita dei genitori.

La tubercolosi nei bambini

Sebbene potenzialmente fatale, la TBC nei bambini e negli adolescenti è prevenibile e curabile. Nel contesto dell’incidenza storicamente bassa di tubercolosi negli Stati Uniti, le informazioni sui gruppi a più alto rischio sono utili per poter pianificare le misure preventive e diagnostiche.

L’autore principale dello studio, Tori Cowger, dell’Harvard TH Chan School of Public Health, afferma: “Queste disparità ad ampio raggio e pervasive probabilmente riflettono disuguaglianze strutturali che danno luogo a un’esposizione sproporzionata, una vulnerabilità all’infezione e alla malattia, e un accesso disuguale alla diagnosi e al trattamento tempestivi. I risultati suggeriscono che le strategie di prevenzione della cura della tubercolosi negli Stati Uniti stanno riuscendo a ridurre il carico complessivo tra bambini e adolescenti, ma sono necessarie maggiore attenzione e possibilmente nuovi approcci per affrontare le disuguaglianze.”

L’incidenza della tubercolosi nei bambini e adolescenti

Nel periodo 2007-2017, la tubercolosi è stata diagnosticata ogni anno in un caso ogni 100.000 giovani, e questo tasso è quasi dimezzato nel corso del decennio (ridotto del 48%, da 1,4 casi per 100.000 bambini e adolescenti nel 2007 a 0,8 casi per 100.000 nel 2017).

I tasi di incidenza messi in luce negli Stati Uniti sono bassi, ma con differenze sostanziali tra i singoli gruppi razziali o etnici. Così emerge come l’incidenza sia stata almeno 14 volte più alta rispetto ai bambini e agli adolescenti bianchi non ispanici tra il 2007-2017. Sono stati registrati 0,1 nuovi casi/100.000 in non ispanici, giovani bianchi, all’anno, rispetto a quattro, due e due casi su 100.000/anno rispettivamente per i giovani asiatici, i neri e gli ispanici.

I tassi erano ancora più alti nelle popolazioni indigene. I tassi di incidenza in nativi hawaiani o delle isole del Pacifico erano oltre 100 volte più alti rispetto ai loro omologhi bianchi non ispanici: 14,4 casi per 100.000 giovani all’anno.

Le isole affiliate agli Stati Uniti

I confronti geografici hanno anche mostrato disparità. I tassi di incidenza erano molto più alti nei bambini che vivono nelle isole affiliate agli Stati Uniti, rispetto a quelli che abitano Stati Uniti continentali, 12 casi rispetto a un caso ogni 100.000 giovani all’anno, rispettivamente.

Nonostante le dimensioni relativamente ridotte della popolazione, i casi che si verificano nelle isole statunitensi hanno rappresentato il 15% (897 di 6.072) dei casi complessivi, mentre l’85% (5.175 su 6.072) si è verificato negli Stati Uniti dal 2010-17. Bambini e adolescenti che vivono nelle Isole Marshall e negli Stati Federati di Micronesia hanno dovuto affrontare un onere particolarmente elevato, pari all’11% (995 su 9.276) di casi di tubercolosi nel periodo 2007-2017 e oltre la metà di tutti i decessi di tubercolosi nel periodo 2010-2017, nonostante rappresentassero meno dello 0,1% della popolazione stimata.

Il rapporto con i genitori

I tassi di incidenza erano più alti per i bambini nati al di fuori degli Stati Uniti (7 nuovi casi ogni 100.000 giovani all’anno) o con genitori nati al di fuori degli Stati Uniti. Il rischio aumenta a seconda che uno o entrambi i genitori fossero nati al di fuori degli Stati Uniti (2 per 100.000 all’anno per i bambini nati negli Stati Uniti con entrambi i genitori nati al di fuori degli Stati Uniti e 1 su 100.000 all’anno per i bambini nati negli Stati Uniti con un genitore nato fuori dagli Stati Uniti).

La diagnosi di tubercolosi nei bambini

Circa due terzi (66%) dei bambini di età inferiore ai 15 anni con tubercolosi negli Stati Uniti dal 2010 al 2017 sarebbero stati raccomandati per i test della tubercolosi in base alle attuali linee guida sui test mirati: il 38% è stato identificato attraverso il tracciamento dei contatti, e rispettivamente il 21% e l’8% sono nati o hanno viaggiato al di fuori degli Stati Uniti per almeno due mesi.

Un ulteriore 21% non soddisfaceva le linee guida per i test ma aveva almeno un genitore nato all’estero. Il restante 13% non riportava nessuna di queste caratteristiche.

Cowger afferma: “Due terzi dei bambini con TBC diagnosticati negli Stati Uniti avevano almeno un fattore di rischio coperto dalle attuali linee guida di pratica clinica. Tuttavia, un terzo dei casi di tubercolosi si è verificato al di fuori dei gruppi attualmente identificati per test mirati, evidenziando la necessità, di considerare ulteriori caratteristiche, quale il luogo di nascita dei genitori, in contesti appropriati, per migliorare la cura e la prevenzione della tubercolosi.”

Gli autori suggeriscono che le cause alla base delle disparità riscontrate in diversi gruppi razziali, etnici e geografici potrebbero essere correlate a disuguaglianze nelle condizioni sociali, economiche e ambientali. Uno studio precedente ha suggerito che lo stato socioeconomico ha spiegato più della metà delle disparità razziali nella tubercolosi adulta. Altri fattori che potrebbero contribuire a questa disparità includono la sicurezza alimentare e la nutrizione, la povertà, la segregazione residenziale, l’esposizione al fumo passivo, la qualità dell’aria e le politiche sanitarie.

 

 

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