Nell’ultimo decennio, l’iperattività dei sistemi nervoso simpatico e renina-angiotensina-aldosterone è stata ripetutamente correlata alla fisiopatologia dell’ipertensione arteriosa polmonare. L’attivazione neurormonale non si limita però a questi sistemi, ma si estende anche ad altri assi, modulando i livelli plasmatici di sostanze quai l’endotelina-1 e l’adrenomedullina. È stato dimostrato che entrambi questi peptidi sono aumentati nei pazienti con ipertensione polmonare.
L’endotelina e l’adrenomedullina
L’endotelina svolge un ruolo cruciale nello sviluppo dell’ipertensione polmonare, causando una vasocostrizione dell’albero vascolare, una proliferazione delle cellule muscolari lisce e inducendo quel rimodellamento vascolare tipico della malattia.
L’adrenomedullina agisce come un vasodilatatore, stimola l’angiogenesi e aumenta la tolleranza delle cellule allo stress ossidativo. Sembra quindi avere un effetto positivo in malattie come l’ipertensione arteriosa e l’infarto miocardico, contrastando inoltre il rimodellamento vascolare polmonare.
Endotelina, adrenomedullina e ipertensione polmonare: lo studio
Un recente studio, coordinato dalla Mayo Clinic di Rochester, ha ipotizzato che la porzione C-terminale della pro-endotelina-1 (CT-proET-1) e la porzione medio-regionale della pro-adrenomedullina (MR-proADM) sia elevata nei pazienti con scompenso cardiaco e frazione di eiezione conservata. Inoltre, sono partiti dal presupposto che l’elevazione di questi peptidi sia correlata anche alla gravità dell’ipertensione polmonare, alla gravità delle alterazioni emodinamiche e alle limitazioni della capacità aerobica e della riserva cardiopolmonare.
La ricerca, pubblicata sullo European Heart Journal, ha incluso 38 pazienti con insufficienza cardiaca e frazione di eiezione conservata e 20 soggetti sani.
In entrambi i gruppi sono stati valutati, a riposo e durante esercizio fisico, i livelli plasmatici di CT-proET-1 e di MR-proADM, i parametri emodinamici, il consumo di ossigeno ed è stato eseguito un ecocardiogramma.
Correlazioni significative
I risultati hanno evidenziato una correlazione tra i livelli plasmatici di CT-proET-1 e MR-proADM. Rispetto ai controlli, i soggetti con scompenso cardiaco avevano livelli più elevati di ciascun neurormone, sia a riposo, sia durante l’esercizio.
I livelli dei due neurormoni erano correlati positivamente con la pressione media dell’arteria polmonare e la pressione del cuneo capillare polmonare, e inversamente correlati alla compliance dell’arteria polmonare.
Inoltre, i pazienti hanno mostrato una limitazione della riserva ventricolare destra, evidenziata da minori aumenti delle velocità tissutali s’ ed e’ durante l’esercizio.
I livelli basali di CT-proET-1 e MR-proADM erano correlati con una peggiore riserva diastolica del ventricolo destro, una riduzione della risposta all’esercizio fisico della gittata cardiaca e un picco del consumo di ossigeno maggiormente compromesso.
Nuove terapie in vista?
Questo studio, con un’accurata valutazione emodinamica e neurormonale, evidenzia in modo chiaro la presenza di un’attivazione delle vie dell’endotelina e dell’adrenomedullina in pazienti con scompenso cardiaco e ipertensione polmonare. L’entità di questa attivazione sembra essere proporzionale alle alterazioni emodinamiche e alla capacità funzionale.
Oltre ad illustrare con precisione la modulazione dei questi fattori neurormonali, i risultati ottenuti aprono anche la strada ad ulteriori sperimentazioni, per determinare l’utilità clinica di terapie mirate.
Franco Folino