Il trattamento delle infezioni da Clostridioides difficile ricorrente con trapianto di microbiota fecale ha aumentato la sopravvivenza di quasi il 30 percento, ha dimezzato la durata della degenza in ospedale e ha ridotto del quattro volte il rischio di sepsi rispetto al trattamento con antibiotici. Sono questi i risultati di uno studio di coorte prospettico pubblicati nei giorni scorsi sulla rivista Annals of Internal Medicine.
L’infezione da Clostridioides difficile ricorrente
L’infezione da Clostridioides difficile ricorrente è spesso resistente agli antibiotici ed è associata a complicanze potenzialmente letali. È probabile che una percentuale sostanziale di pazienti con questo batterio sviluppi infezioni come la sepsi, la maggior parte delle quali è causata da microbi intestinali e causa la morte in oltre il 50% dei pazienti.
Il trapianto di microbiota fecale è più efficace degli antibiotici nel trattamento delle infezioni da Clostridioides difficile ricorrente, ma la sua efficacia nel prevenire le infezioni ricorrenti legate a questo battere era fino ad oggi incerta.
Uno studio italiano
I ricercatori della Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS di Roma hanno confrontato i risultati ottenuti in 290 pazienti ricoverati in ospedale con infezioni da Clostridioides difficile ricorrente che sono stati trattati con trapianto di microbiota fecale (n = 109) o antibiotici (n = 181). Cinque pazienti nel gruppo trapianto e 22 nel gruppo antibiotico hanno sviluppato una sepsi. A causa delle differenze nei pazienti trattati con trapianto fecale rispetto agli antibiotici in molte caratteristiche basali, incluso il numero di recidive e la gravità del Clostridioides, le analisi comparative sono state limitate a una coorte abbinata.
Il rischio di sepsi era inferiore di 23 punti percentuali nel gruppo trattato con trapianto di microbiota fecale e questo gruppo di pazienti aveva anche 14 giorni in meno di ricovero e un aumento del 32% nella sopravvivenza globale a 90 giorni rispetto al gruppo trattato con antibiotico. Secondo i ricercatori, questi risultati suggeriscono che il trapianto di microbiota fecale potrebbe essere un’opzione non solo per curare la Clostridioides difficile ricorrente, ma anche per prevenire le sue complicanze.