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Gli effetti clinici del ritiro dei prodotti a base di valsartan contaminati con NDMA

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Il valsartan è uno dei farmaci antipertensivi più utilizzati nel mondo, ma improvvisamente, nel luglio 2018, il Canada ha annunciato un richiamo che ha interessato sei prodotti contenenti questo farmaco in confezionamento generico. A questo provvedimento si sono subito adeguati gli organi regolatori di molte altre nazioni, fra cui l’Italia.

Una recente ricerca, pubblicata con libero accesso sulla rivista Circulation, ha cercato di valutare l’impatto di questo provvedimento in Canada, analizzando comportamenti dei pazienti ed effetti sul piano clinico.

Il valsartan “impuro”

Come comunicava l’AIFA, era stata riscontrata un’impurezza nel principio attivo di valsartan prodotto dall’officina della Zhejiang Huahai Pharmaceuticals, nel sito di Chuannan, Duqiao, Linai, in China. Questo difetto di produzione sembrava interessare solo i prodotti fabbricati in questo sito, preservando così dal richiamo confezioni di altra produzione.

L’impurezza riscontrata nel farmaco era la famigerata N-nitrosodimetilamina (NDMA), classificata come sostanza probabilmente cancerogena per l’uomo.

La N-nitrosodimetilamina

La N-nitrosodimetilamina è una sostanza chimica organica, prodotta come sottoprodotto di numerosi processi industriali e presente a livelli molto bassi in alcuni prodotti alimentari, in particolare quelli cotti, affumicati o stagionati. È tossica per il fegato e per altri organi.

Anche il trattamento delle acque mediante clorurazione o cloraminazione di acque reflue contenenti azoto organico può portare alla produzione di questa sostanza a livelli potenzialmente dannosi.

La N-nitrosodimetilamina si può trovare inoltre, a bassi livelli, in salumi, pesce e birra.

Gli effetti del richiamo

I ricercatori hanno utilizzato per il loro studio alcuni database sanitari canadesi, includendo nell’analisi oltre 55.000 pazienti con un’età media di 76 anni.

I risultati hanno evidenziato come la maggior parte dei pazienti aveva cambiato il trattamento passando a un differente antagonista del recettore dell’angiotensina (73,8%). Pochi sono stati quelli che sono passati a un prodotto a base di valsartan non oggetto del richiamo (8,8%).

Esisteva comunque una fetta non indifferente di pazienti (10,7%) che, nonostante il richiamo, a 3 mesi non era passato ad un farmaco alternativo.

Tra gli effetti più significativi del richiamo rilevati da questa analisi vi è un aumento immediato delle visite ai Pronto Soccorso per ipertensione, successivamente in progressiva riduzione. Al contrario non è stato rilevato alcun cambiamento nel numero di ricoveri per ipertensione arteriosa.

Per quanto riguarda i principali eventi cardiovascolari, lo studio non ha rivelato cambiamenti immediati nelle visite ai Pronto Soccorso o nel numero di ricoveri, per eventi ischemici cerebrali, ma con un crescente trend temporale post-richiamo.

Non ci sono stati cambiamenti immediati o post-richiamo nelle visite ai Pronto Soccorso o nei ricoveri ospedalieri per infarto del miocardio o insufficienza cardiaca.

I trattamenti alternativi

Questa ricerca mette in luce come un evento quale il richiamo di un farmaco sia in grado di produrre, sia pur con un impatto limitato, eventi clinici rilevanti, nonostante le molte alternative disponibili al trattamento ritirato dal commercio.

In particolare, sembra incredibile come ben 1 paziente su 10 sia rimasto privo di un trattamento sostitutivo, restando così esposto ad un inevitabile aumento del rischio cardiovascolare.

Gli autori dello studio osservano come nonostante le raccomandazioni delle agenzie governative, che consigliavano di continuare a prendere i farmaci fino a quando non avessero contattato i loro medici, vi sia stata molta incomprensione da parte dei pazienti. Le notizie diffuse dai mass media potrebbero aver causato un eccessivo allarme riguardo alle potenziali conseguenze negative del farmaco richiamato, rischiando di lasciare i pazienti ad una ipertensione incontrollata per evitare un potenziale cancerogeno.

I ricercatori sostengono infine che l’aumento delle visite ai Pronto Soccorso per ipertensione potrebbero essere legate alla mancanza di sostituzione del valsartan.

 

Franco Folino

 

 

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