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La colchicina nella prevenzione degli eventi cardiovascolari dopo infarto miocardico

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La placca aterosclerotica. Manu5. Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International license.

La colchicina dopo un infarto miocardico aiuta a ridurre il rischio di eventi ischemici successivi. Sono queste in sintesi le conclusioni di un recente studio pubblicato sul New England Journal of Medicine.

La ricerca ha dimostrato come un farmaco antinfiammatorio sia in grado di contrastare le complicanze dell’aterosclerosi, nelle sue fasi più attive.

Nuova vita per la colchicina

La colchicina è un farmaco di origine naturale, estratto dalla pianta Colchicum autumnale, già utilizzato dagli antichi egizi per curare i reumatismi. Solo successivamente il suo impiego è stato diretto alla cura della gotta.

I meccanismi alla base della sua azione antinfiammatoria sono molteplici e vanno dall’inibizione della migrazione dei neutrofili, all’inibizione della polimerizzazione dei microtubuli, fino all’inibizione dell’interleuchina-1β e della degranulazione dei mastociti.

Tutti questi meccanismi antinfiammatori sono particolarmente attivi sui fenomeni irritativi causati dai cristalli di urato che si depositano nelle articolazioni causando la gotta.

Oltre all’impiego in questo campo, la colchicina è indicata nei casi di pericardite acuta o ricorrente.

Colchicina e aterosclerosi

L’infiammazione gioca un ruolo estremamente importante nei processi fisiopatologici coinvolti nell’aterosclerosi. Sulla base di questo principio, differenti studi hanno cercato di utilizzare farmaci antinfiammatori di varia natura nei pazienti con eventi aterosclerotici. I risultati sono stati però controversi.

Questa volta il farmaco ad essere valutato, con un disegno sperimentale randomizzato e controllato, è stata la colchicina.

Oggetto dello studio sono stati oltre 4.000 pazienti che avevano subito un infarto miocardico nei 30 giorni precedenti, a cui è stata somministrata colchicina alla dose di 0,5mg/die o placebo. Successivamente sono stati seguiti per un follow-up mediano di 22,6 mesi.

L’endpoint primario era un composito di morte per cause cardiovascolari, arresto cardiaco rianimato, infarto del miocardio, ictus o ricovero urgente per angina che portava ad una procedura di rivascolarizzazione coronarica.

Meno eventi cardiovascolari con la colchicina

L’endpoint primario si è verificato più frequentemente nel gruppo trattato con placebo (7,1% versus 5,5%). Analizzando i risultati per i singoli eventi che componevano l’endpoint primario è emerso che i rapporti di rischio erano 0,84 per la morte da cause cardiovascolari, 0,83 per l’arresto cardiaco e 0,91 per l’infarto miocardico. Rapporti di rischio particolarmente indicativi sono stati evidenziati anche per l’ictus (0,26) e per il ricovero con rivascolarizzazione (0,50).

Per quanto riguarda la sicurezza del trattamento, l’unico evento avverso serio riscontrato in modo significativamente più elevato nel gruppo di pazienti trattato con colchicina è stata la polmonite (0,9% versus 0,4%).

Un’arma in più

Questo trial multicentrico internazionale sulla colchicina, finanziato dal governo del Quebec, indica risultati molto positivi nel contrasto degli eventi cardiovascolari successivi ad un infarto miocardico.

Unico limite dello studio è il follow-up relativamente breve, che si è prolungato per poco meno di due anni. Nel periodo esaminato però gli effetti protettivi del farmaco, pur somministrato ad una dose piuttosto bassa, sembrano chiaramente dimostrati.

Forse è proprio la colchicina, uno dei farmaci antinfiammatori più antichi che si conoscano, la molecola che attendevamo, per colpire in modo adeguato i processi infiammatori correlati all’aterosclerosi. Un’arma in più per combattere gli eventi cardiovascolari nei pazienti a rischio.

 

Franco Folino

 

Jean-Claude Tardif, et al. Efficacy and Safety of Low-Dose Colchicine after Myocardial Infarction. Published on November 16, 2019, at NEJM.org.

 

 

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