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L’importanza dell’indice vita/fianchi nella stratificazione del rischio cardiometabolico

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Gli operatori sanitari dovrebbero misurare regolarmente la circonferenza della vita, insieme all’indice di massa corporea (BMI), per valutare e gestire correttamente il rischio per la salute correlato all’obesità. È quanto affermano Robert Ross e 16 colleghi in un Consensus Statement pubblicato nei giorni scorsi sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Reviews Endocrinology.

Stabilire il rischio cardiovascolare: l’indice di massa corporea e il rapporto vita/fianchi

Il sovrappeso e l’obesità rappresentano un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. L’obesità, in particolare, è in continua crescita e si stima che con i tassi attuali porterà ad un incremento dei casi di cardiopatia coronarica del 14% nel 2035.

Anche se l’indice di massa corporea è tra gli indicatori più utilizzati per stratificare il rischio cardiovascolare, sembra ormai stabilito che si l’eccessiva massa grassa del corpo, piuttosto che l’eccessivo peso corporeo, la causa principale dell’aumento del rischio di infarto miocardico tra la popolazione obesa.

Per questo, indici che valutano l’obesità centrale, come la circonferenza vita, il rapporto altezza/vita e il rapporto vita/fianchi sembrano essere più efficaci del BMI nella stratificazione del rischio per l’infarto miocardico.

Tra questi, l’indice vita/fianchi sembra essere il miglior predittore non solo per l’infarto miocardico ma, più in generale, per il rischio cardiometabolico.

L’indice di massa corporea non è sufficiente

Nonostante decenni di ricerca abbiano indicato come la misurazione della circonferenza della vita in combinazione con il BMI, possa migliorare gli sforzi per gestire il rischio cardiometabolico nei pazienti, questa misurazione non viene regolarmente eseguita nella pratica clinica.

Ross e co-autori riassumono l’evidenza che l’indice di massa corporea da solo non è sufficiente per valutare il rischio cardiometabolico associato all’obesità. Ad esempio, sebbene molte persone con sovrappeso o obesità sviluppino malattie cardiometaboliche, come diabete mellito di tipo 2 e malattie cardiovascolari, altre rimangono metabolicamente sane.

Tuttavia, tra gli adulti, la prevalenza dell’obesità metabolicamente sana varia notevolmente a causa delle differenze di età, etnia e fattori ambientali.

Gli autori sostengono che la circonferenza della vita, una semplice misura dell’adiposità addominale, dovrebbe essere considerata insieme al BMI come un importante segno vitale per classificare l’obesità. Sottolineano inoltre che è possibile ottenere riduzioni clinicamente rilevanti della circonferenza della vita mediante interventi sullo stile di vita e chiedono che gli operatori sanitari siano formati per misurare correttamente la circonferenza vita.

 

 

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