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Coronavirus: quali sono i pazienti finiti in rianimazione in Lombardia?

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Immagine del coronavirus
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Un recente studio, pubblicato sulla rivista JAMA, ha caratterizzato i pazienti affetti da COVID-19 che sono stati ricoverati nei reparti di rianimazione della regione Lombardia.

Sono stati valutati in modo retrospettivo 1.591 pazienti con diagnosi di COVID-19 confermata e trattati presso uno dei 72 ospedali della regione tra il 20 febbraio e il 18 marzo 2020.

Coronavirus in rianimazione: i maschi sono i più colpiti

L’età mediana dei pazienti ricoverati in rianimazione è stata di 63 anni. L’82% di loro erano maschi. Il 68% aveva almeno una comorbidità e il 49% era iperteso.

Per quanto riguarda il supporto respiratorio ricevuto in rianimazione, l’88% ha ricevuto una ventilazione meccanica e l’11% una ventilazione non invasiva. La pressione mediana positiva di fine espirazione (PEEP; la pressione che il ventilatore applica durante le pause tra la fine dell’espirazione e l’inizio dell’inspirazione successiva, impedendo il ritorno della pressione al livello atmosferico) era di 14 cmH2O e la Fio2, la percentuale di ossigeno inspirata da un paziente, era maggiore del 50% nell’89% dei pazienti.

Il livello mediano di PEEP è risultato simile tra pazienti giovani e anziani, mentre la Fio2 mediana era inferiore nei pazienti più giovani. I pazienti ipertesi erano più anziani e avevano un rapporto Pao2/Fio2 più basso.

Al 25 marzo 2020, 920 pazienti erano ancora ricoverati in terapia intensiva e il 26% erano morti mentre si trovavano in terapia intensiva. La mortalità è risultata del 36% nei pazienti con un’età maggiore o uguale a 64 anni e del 15% in quelli con 63 o meno anni.

Coronavirus: gli uomini anziani tra i più colpiti

I risultati di questo studio sembrano quindi indicare che tra i pazienti critici con COVID-19 confermato in laboratorio e ricoverati nei reparti di terapia intensiva, la maggior parte erano uomini anziani. Un’elevata percentuale di loro ha richiesto una ventilazione meccanica, presentando alti livelli di PEEP. La mortalità complessiva in terapia intensiva è risultata del 26%.

Gli autori concludono che è evidente la necessità di un sostanziale supporto agli organi in terapia intensiva per i malati di COVID-19 e stimano almeno nel 9% di tutti i casi positivi il tasso di ricorso alle cure intensive.

 

Franco Folino

 

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