Nei giorni scorsi la Società Europea di Cardiologia ha pubblicato un documento guida sulla diagnosi e gestione delle malattie cardiovascolari durante la pandemia di COVID-19.
Come gli stessi autori precisano, non si tratta di classiche linee guida, ma di un documento di orientamento, risultato di osservazioni ed esperienze personali da parte di operatori sanitari. Questo è legato al fatto che non esiste ancora una letteratura sufficiente, uniforme e prospettica sulle manifestazioni della malattia, tanto da poter pubblicare raccomandazioni basate su evidenze scientifiche.
Manifestazioni cardiovascolari della COVID-19
Dopo una prima parte epidemiologica, il documento parla delle manifestazioni cardiovascolari della COVID-19 e segue presentando alcuni aspetti fisiopatologici della malattia in relazione con il sistema cardiovascolare.
Sono quindi brevemente trattati i metodi diagnostici per rilevare la COVID-19, mentre vengono successivamente descritte in dettaglio le misure protettive più opportune da adottare per il personale sanitario e i pazienti in cardiologia.
Gli autori iniziano quindi a discutere le misure di riorganizzazione e ridistribuzione dei sistemi di triage, precisando che la priorità data ai pazienti con infezione da COVID-19 può compromettere il rapido triage di pazienti non infetti con malattie cardiovascolari.
Un capitolo particolarmente dettagliato è quello dedicato alla diagnosi delle condizioni cardiovascolari nei pazienti COVID-19, dove viene descritto l’impatto dell’infezione sul processo diagnostico clinico e strumentale. In modo specifico viene indicato che le lesioni dei cardiomiociti, quantificate dalle concentrazioni di troponina, e lo stress emodinamico, quantificato dalle concentrazioni dei peptidi natriuretici (BNP, NT-proBNP), si possono verificare anche nelle infezioni da COVID-19, così come in altre polmoniti. Il livello di tali biomarcatori è correlato alla gravità e alla mortalità della malattia.
La gestione delle aritmie cardiache
Particolarmente interessante è il capitolo dedicato alla gestione e al trattamento dei malati con sindrome coronarica acuta, dove vengono descritte le fasi di stratificazione del rischio e di indicazione al trattamento. Sono presentati inoltre consigli sui pazienti con cardiopatia coronarica cronica e con scompenso cardiaco.
Un altro aspetto considerato nel documento, di grande interesse pratico, è quello che correla la malattia infettiva alle aritmie. È qui descritta la gestione delle aritmie cardiache in pazienti con infezione COVID-19, ma anche i potenziali effetti proaritmici legati ai trattamenti per la malattia, con particolare riguardo al potenziale allungamento dell’intervallo QT indotto dai farmaci. È puntualizzato che in tutti i pazienti sottoposti a trattamento antivirale, è di fondamentale importanza correggere i fattori predisponenti modificabili di prolungamento del QTc, come squilibri elettrolitici, farmaci concomitanti non necessari e bradicardia.
Franco Folino