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Brevettata una nuova terapia genica per curare la Glicogenosi di tipo 3

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V0007716 The muscles of the leg Credit: Wellcome Library, London. Wellcome Images images@wellcome.ac.uk http://wellcomeimages.org The muscles of the left leg, seen from the front, and the bones and muscles of the right leg seen in right profile, and between them, a patella. Drawing by Michelangelo Buonarotti, c. 1515-1520. circa 1515-1520 By: Michelangelo BuonarrotiPublished: - Copyrighted work available under Creative Commons Attribution only licence CC BY 4.0 http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

L’ENEA sta sviluppando insieme a IGEA, azienda modenese leader nel campo della biofisica clinica una nuova terapia genica sicura e a basso costo per curare una malattia genetica molto rara come la Glicogenosi di tipo 3 (GSDIII). Il progetto, denominato ‘STEG 3’, è incentrato sullo sviluppo di una strategia molecolare brevettata dall’Agenzia insieme all’Associazione Italiana Glicogenosi (AIG) e, per la sua valenza, è stato inserito nella graduatoria delle iniziative finanziate attraverso lo speciale Fondo interno di Proof-of- Concept creato da ENEA con l’obiettivo di avvicinare al mercato tecnologie innovative in partnership con imprese interessate. In questo caso il finanziamento sarà di circa 96.300 euro di cui 43.500 sostenuti dall’Agenzia.

Un composto con DNA sintetico

Nello specifico, il progetto mira a realizzare un composto con DNA sintetico, in grado di ‘sostituire’ la proteina mancante nelle persone colpite dalla Glicogenosi di tipo 3; fra i vantaggi di questa invenzione, il poter inserire nei tessuti ‘bersaglio’ geni anche molto grandi, con trattamenti che possano essere ripetibili. Fra i possibili vantaggi di questa terapia anche quello di indurre una minore reazione immunitaria e di essere applicabile ad altre malattie genetiche, rare e non, che determinano la compromissione dei muscoli scheletrici.

La GSDIII è una malattia che si manifesta a pochi mesi dalla nascita o durante l’infanzia e ha come conseguenza l’ingrossamento del fegato, l’ipoglicemia e un ritardo della crescita fino ad un indebolimento dei muscoli che negli adulti arriva ad una forma di distrofia muscolare. Ad oggi, non è disponibile alcuna terapia specifica ed il controllo della malattia si basa essenzialmente su indicazioni dietetiche.

Un metodo per produrre elevati livelli della proteina GDE

“La malattia, causata da mutazioni del gene (AGL), è caratterizzata dall’accumulo progressivo di glicogeno anomalo che causa un’alterazione del metabolismo epatico e della funzionalità muscolare. Il metodo che abbiamo brevettato è in grado di produrre elevati livelli della proteina GDE (Glycogen debranching enzyme) mancante e si basa sull’ inserimento nelle cellule di un gene sintetico, attraverso un approccio di terapia genica che, a differenza di quelli maggiormente in uso, non prevede l’impiego di agenti virali e per questo ha maggiore capacità di veicolare sequenze lunghe di DNA, spiega Rosella Franconi, ricercatrice del Laboratorio Tecnologie Biomediche dell’ENEA.

Con questo metodo si può pensare di intervenire localmente dove il disturbo si presenta, in particolare nel trattamento dei tessuti e degli organi più colpiti come il muscolo scheletrico, riattivandone le loro funzionalità”, conclude Franconi.

Il Progetto è fra i 37 progetti selezionati da un’apposita commissione di esperti ENEA e di IBAN, l’Associazione Italiana dei Business Angels, fra oltre 170 presentati.

Il Fondo è nato nel 2018, ad oggi ha investito circa 1,67 milioni di euro ed è uno dei tre ‘pilastri’ della Knowledge Exchange Strategy (KEP) lanciata da ENEA per rafforzare il trasferimento tecnologico alle imprese. Il KEP dà alle aziende la possibilità di iscriversi gratuitamente al portale kep.enea.it che raccoglie tecnologie, competenze e infrastrutture ENEA suddivise per specifiche aree tematiche: energia, beni culturali, diagnostica avanzata, strumenti medicali, biotecnologie e agroindustria e sicurezza delle infrastrutture critiche.

Aggiornamento (5/8/2021): dalle prove in vitro alla sperimentazione umana

A più di un anno dalla pubblicazione originale di questo nostro articolo, in aprile dello scorso anno, su richiesta di un lettore, abbiamo chiesto alla Dr.ssa Rosella Franconi quali sono state le evoluzioni della loro ricerca e quali sono le possibili applicazioni cliniche. Ecco cosa ci ha risposto:

“Poiché per la Glicogenosi di tipo 3 (GSDIII) non è disponibile alcuna cura specifica, da alcuni anni stiamo lavorando allo sviluppo di nuovi approcci terapeutici. In particolare, abbiamo sviluppato/brevettato un gene sintetico che codifica la funzione mancante (GDE, Glycogen debranching enzyme)  ed abbiamo verificato che questo gene esprime elevati livelli di enzima funzionale in cellule  derivanti da pazienti  GSDIII (prove in vitro). Al momento, grazie ad un progetto finanziato da ENEA, in collaborazione con l’azienda IGEA SpA di Carpi (Modena) e con  l’Associazione Italiana Glicogenosi (AIG, Milano), stiamo verificando la funzionalità di questo gene su animali da laboratorio (prove in vivo) con un approccio di terapia genica non virale basata su elettroporazione, utilizzando uno strumento IGEA che è già in uso clinico.

Non è possibile prevedere se e quando ci sarà un’applicazione clinica. Molto dipenderà dai risultati che si otterranno dalle prove sugli animali. Questo è un passaggio fondamentale e necessario per lo sviluppo di qualunque biofarmaco/terapia.  Per procedere con le prove sui pazienti, oltre ai dati sugli animali, saranno necessari nuovi (e più ingenti) finanziamenti. Se con il progetto  riusciremo a produrre dati di fattibilità, sarà nostra cura promuovere il lavoro svolto, nella speranza di intercettare i fondi necessari per continuare le ricerche finalizzate ad una terapia genica ‘locale’, per curare i muscoli maggiormente compromessi nei pazienti adulti GSDIII.”

 

 

 

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