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Un nuovo metodo per identificare fegati idonei per il trapianto

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Una valutazione della funzionalità epatica del donatore può consentire l’identificazione di fegati adatti al trapianto che verrebbero scartati in base alla pratica clinica corrente. Queste le conclusioni cui è giunto un recente studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications. I risultati di questa ricerca possono portare a un numero maggiore disponibilità di fegati di donatori per il trapianto.

Un nuovo metodo per identificare fegati idonei per il trapianto: la carenza di organi

Una carenza di fegati da donatori limita l’accesso dei pazienti che ne hanno indicazione al trapianto di fegato. Tuttavia, alcuni organi di donatori sono considerati non idonei per il trapianto, sulla base di una valutazione clinica soggettiva e vengono così scartati. Identificare fegati di donatori dal pool di organi scartati, che potrebbero essere invece trapiantati in modo sicuro, è una grande sfida clinica.

Hynek Mergental, Darius Mirza, Simon Afford e colleghi hanno valutato se misurare la clearance del metabolita lattato come marker della funzionalità epatica potrebbe aiutare a identificare organi idonei dal pool di fegati scartati. La misurazione del metabolita è stata effettuata mentre l’organo era perfuso in una macchina normotermica, un metodo per la conservazione degli organi in una perfusione calda, a 37 gradi centigradi.  Usando questo metodo, hanno identificato 22 di 31 fegati come idonei e li hanno trapiantati con successo in altrettanti pazienti di età compresa tra i 46 e i 65 anni.

Un nuovo metodo per identificare fegati idonei per il trapianto: l’incidenza di disfunzione precoce

Nessuno dei pazienti inclusi nella sperimentazione ha avuto un fallimento precoce del trapianto, entro 90 giorni dall’intervento, ma sette pazienti hanno sviluppato una disfunzione del trapianto precoce. Durante un ulteriore follow-up, in una fase successiva, quattro pazienti hanno sviluppato una grave complicazione, chiamata stenosi biliare non anastomotica, che ha richiesto un altro trapianto di fegato.

Lo studio non ha incluso un gruppo di controllo randomizzato, ma un gruppo di confronto che ha ricevuto fegati che soddisfano le attuali linee guida cliniche. Abbinato per alcuni aspetti dello studio, questo gruppo di pazienti ha presentato un minor numero di casi di disfunzione del trapianto precoce e stenosi biliare non anastomotica.

Gli autori concludono che la valutazione funzionale della funzionalità epatica durante la conservazione può identificare fegati di donatori idonei dal pool di organi attualmente scartati. Tuttavia, saranno necessari studi per identificare biomarcatori sensibili per la sopravvivenza a lungo termine dell’organo trapiantato.

 

 

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