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Durante la pandemia COVID-19 i tassi di suicidio sono cambiati: uno studio Giapponese

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I tassi mensili di suicidio in Giappone sono diminuiti del 14% durante i primi cinque mesi della pandemia COVID-19, ma sono aumentati del 16% nella seconda ondata. E’ quanto mette in evidenza un documento pubblicato sulla rivista Nature Human Behaviour.

Lo studio, riportando un set di dati che copre l’intera popolazione giapponese, rileva anche che durante la seconda ondata di pandemia i tassi di suicidio hanno registrato aumenti maggiori tra donne, bambini e adolescenti.

La minaccia della malattia

C’è preoccupazione per il bilancio psicologico della pandemia COVID-19 e il suo impatto sul rischio di suicidio. Il suicidio è raramente dovuto a un singolo fattore e le ragioni alla base della prevalenza del suicidio sono complesse. Alcune politiche nazionali hanno portato a una riduzione dell’orario di lavoro o scolastico e al sostegno di sussidi governativi, che possono essere associati a un maggiore benessere.

Tuttavia, la minaccia della malattia può causare maggiore ansia e l’allontanamento sociale può portare a una compromissione delle relazioni, a un aumento della solitudine e a un accesso limitato ai servizi sanitari. Alcuni di questi effetti sono ben noti fattori di rischio per il suicidio. Tuttavia, prove affidabili e solide delle modifiche ai tassi di suicidio durante la pandemia COVID-19 erano scarse.

Il calo maggiore durante lo stato di emergenza

Shohei Okamoto e Takanao Tanaka hanno analizzato i dati a livello di città riguardanti l’intera popolazione giapponese, più di 120 milioni di persone, da novembre 2016 a ottobre 2020. Hanno scoperto che i tassi mensili di suicidio sono diminuiti del 14% durante i primi cinque mesi della pandemia (da febbraio a Giugno 2020). I suicidi tra gli adulti hanno visto il calo maggiore durante lo stato di emergenza (marzo 2020-aprile 2020), sia nelle donne (27%) che negli uomini (21%).

Gli autori suggeriscono che ciò potrebbe essere collegato alla fornitura di sussidi governativi, portando a una riduzione del disagio economico, ad una riduzione dell’orario di lavoro e del tempo di pendolarismo, con miglioramenti nella soddisfazione di vita e nella salute mentale. Allo stesso modo, suggeriscono che la chiusura delle scuole potrebbe aver ridotto gli oneri psicologici su bambini e adolescenti durante la prima ondata.

Un tasso di aumento della mortalità per suicidio tra le donne del 37%

Durante la seconda ondata, da luglio a ottobre, i tassi mensili di suicidio sono aumentati del 16%, con l’entità dell’aumento maggiore tra le donne (37%) e tra i bambini e gli adolescenti (49%). Questi risultati mostrano una marcata differenza rispetto ai modelli storici di suicidio.

In genere, il tasso di suicidi tra i maschi in Giappone è 2,3 volte superiore a quello tra le femmine. Nella seconda ondata di pandemia, il tasso di aumento della mortalità per suicidio tra le donne (37%) è stato circa 5 volte maggiore del tasso di aumento tra i maschi (7%). I suicidi tra le donne adulte che sono sposate e non occupate nel lavoro salariato sono aumentati durante tutti i periodi di pandemia.

Gli autori sostengono che i loro risultati sono coerenti con studi recenti che rilevano come la crisi colpisce in modo non uniforme le industrie a predominanza femminile e che gli oneri casalinghi amplificano il peso delle madri.

Gli autori concludono che la pandemia può influire in modo sproporzionato sulla salute psicologica di donne, bambini e adolescenti. Raccomandano che le future strategie di prevenzione del suicidio considerino i fattori che possono aver contribuito a una riduzione dei suicidi durante la prima ondata e che la prevenzione efficace dovrebbe essere personalizzata per gruppi particolari.

 

 

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