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Arteriopatia degli arti inferiori: l’esercizio fisico deve essere ad alta intensità

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La placca aterosclerotica. Manu5. Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International license.

Nei pazienti con arteriopatia periferica l’esercizio fisico a bassa intensità è meno efficace di quello ad alta intensità nel migliorare la capacità di camminata. A rilevarlo è un recente studio pubblicato sulla rivista JAMA.

L’esercizio a bassa intensità portava a risultati simili a quelli ottenuti dai soggetti che non eseguivano alcun tipo di esercizio fisico.

L’arteriopatia periferica degli arti inferiori

L’arteriopatia periferica degli arti inferiori colpisce circa 200 milioni di adulti in tutto il mondo. La sua genesi è legata prevalentemente a una malattia aterosclerotica delle arterie, con conseguente riduzione dell’apporto di ossigeno ai muscoli delle gambe.

La sintomatologia descritta dai pazienti è molto variabile. Prevale solitamente una compromissione funzionale di grado variabile, che riduce la capacità di camminare, causando un dolore agli arti inferiori.

Al contrario, sono molto rari i casi di ischemia che inducono un dolore anche a riposo o alterazioni trofiche localizzate.

I farmaci utilizzati per il trattamento di questa condizione sono gli antiaggreganti, la pentossifillina, il cilostazolo e gli ACE-inibitori. Questi ultimi vengono prescritti per la loro attività antiaterogena e vasodilatatrice. Tutti questi medicinali forniscono però solo risultati limitati nella cura della claudicatio e inducono a volte effetti collaterali.

Ecco perché un ruolo essenziale nel trattamento non invasivo dei pazienti con arteriopatia degli arti inferiori lo svolge l’esercizio fisico. Differenti studi hanno stabilito che l’esercizio regolare migliora sostanzialmente la capacità di camminare.

Non tutti i pazienti svolgono però un esercizio regolare e di intensità adeguata, soprattutto perché induce dolore. Spesso così i pazienti si limitano a svolgere un esercizio di intensità ridotta a un ritmo confortevole.

Camminare più a lungo

In questo nuovo studio, multicentrico, randomizzato, i ricercatori hanno cercato di valutare se l’esercizio svolto a domicilio, a bassa intensità, fosse comunque in grado di migliorare la capacità di camminare nei pazienti con arteriopatia periferica, rispetto agli esercizi ad alta intensità e rispetto a soggetti di controllo che non svolgevano alcun esercizio.

Sono stati randomizzati nella sperimentazione 305 pazienti, di cui il 48% erano donne, di età media 69 anni. Lo studio è durato un anno. Nel corso di questo periodo a entrambi i gruppi assegnati all’esercizio è stato chiesto di camminare 5 volte alla settimana, per un massimo di 50 minuti per sessione, indossando un accelerometro per documentare l’intensità e il tempo dell’esercizio. Il gruppo a bassa intensità doveva camminare a un ritmo che non causasse sintomi alle gambe, mentre il gruppo ad alta intensità camminava a un ritmo che provocava sintomi da moderati a gravi.

L’endpoint principale dello studio era la variazione della distanza percorribile in 6 minuti a 12 mesi. Tra gli endpoint secondari era inoltre prevista una biopsia del muscolo gastrocnemio al basale e al follow-up di 12 mesi.

Scarsa efficacia dell’esercizio a bassa intensità

Nei pazienti assegnati al gruppo di esercizio a bassa intensità la distanza percorsa a piedi nel test dei 6 minuti non è cambiata in modo significativo, passando da 332,1 metri alla visita basale a 327,5 metri alla visita dei 12 mesi. Nel gruppo di esercizi ad alta intensità la distanza è passata da 338,1 a 371,2 metri. Anche nel gruppo che non ha svolto esercizi la variazione non è stata significativa, passando da 328,1 a 317,5 metri.

Va peraltro osservato che l’esercizio a bassa intensità ha migliorato significativamente i punteggi di distanza e velocità del WIQ, il Walking Impairment Questionnaire, a 6 mesi e 12 mesi di follow-up rispetto al gruppo di controllo.

Gli autori attribuiscono questa discordanza al fatto che i partecipanti conoscevano il gruppo di appartenenza, e questo potrebbe aver influenzato le loro risposte al questionario, oppure a un effetto dell’esercizio a bassa intensità, che potrebbe aver incoraggiato un ritmo di deambulazione abituale più lento, riducendo potenzialmente la distanza di 6 minuti a piedi al follow-up. Infine, sostengono che gli esercizi di deambulazione, pur a bassa intensità, possano aver influenzato la percezione sulla capacità di deambulazione, nonostante la mancanza di miglioramenti significativi nelle misure oggettive.

Tra i partecipanti che sono stati sottoposti a biopsia del muscolo del polpaccio, non sono stati rilevati effetti significativi in nessuno dei due gruppi che avevano svolto un esercizio fisico.

Lo studio ha anche valutato la sicurezza dei programmi di esercizio, evidenziando complessivamente 184 eventi avversi gravi. Il loro tasso è stato 0,64 nel gruppo a bassa intensità, 0,65 nel gruppo ad alta intensità e 0,46 nel gruppo di controllo senza esercizio.

Nel complesso, comunque, i risultati di questo studio sembrano evidenziare la necessità di svolgere un esercizio fisico di adeguata intensità, se si vuole migliorare la capacità di cammino dei pazienti con arteriopatia periferica. Da quanto emerge, sembra che svolgere un’attività a intensità ridotta equivalga a non svolgere alcuna attività.

 

Franco Folino

 

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