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Aabelacimab: un anticorpo monoclonale per la prevenzione del tromboembolismo venoso

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Depiction of a blood clot forming inside a blood vessel. 3D illustration

La prevenzione della trombosi dopo un periodo di allettamento post-operatorio si basa solitamente sull’utilizzo dell’eparina. Un recente studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, propone una nuova alternativa, evidenziando come l’anticorpo monoclonale abelacimab è risultato efficace per la prevenzione del tromboembolismo venoso mantenendo un basso rischio di sanguinamento.

La trombosi venosa post-operatoria

Il tromboembolismo venoso è una delle principali complicanze perioperatorie prevenibili, con un rischio particolarmente elevato a seguito di interventi di chirurgia ortopedica maggiore.

Il tromboembolismo può presentarsi come una trombosi venosa profonda, solitamente a livello delle vene profonde degli arti inferiori o superiori. Se da questa sede i trombi risalgono in via retrograda al cuore destro e da qui imboccano le vene polmonari si verifica un’embolia polmonare. Si stima che il tromboembolismo venoso sia responsabile di circa 100.000 decessi all’anno.

I meccanismi protrombotici chiamati in causa sono differenti. Un ruolo rilevante viene giocato dalla ipomobilità del paziente nel periodo perioperatorio, che causa una stasi venosa e facilita la formazione locale di trombi. D’altra parte, nella patogenesi è di fondamentale importanza l’attivazione dei fattori della coagulazione in risposta agli insulti causati dalla procedura chirurgica sui vasi.

Per contrastare questo rischio elevato di eventi tromboembolici nei pazienti ricoverati per interventi chirurgici è usualmente somministrata una profilassi specifica, solitamente con enoxaparina o fandaparinux.

La profilassi tromboembolica è solitamente molto efficace nel prevenire la formazione di trombi nel circolo venoso, ma è a volte gravata da complicanze emorragiche.

Aabelacimab: dall’eparina agli anticorpi monoclonali

In questi ultimi anni la ricerca si è indirizzata sullo sviluppo di molecole in grado di fornire una totale copertura dagli eventi trombotici, senza far incrementare il rischio di sviluppare eventi emorragici.

In questo senso l’attenzione dei ricercatori si è centrata sul fattore XI, un fattore della coagulazione che sembra svolgere un ruolo importante nella trombosi patologica, ma poco o nessun ruolo nell’emostasi fisiologica.

A conferma di questa funzione differenziata sta il fatto che le persone con deficit genetico di Fattore XI hanno un rischio ridotto di eventi tromboembolici, ma i sanguinamenti spontanei sono minimi.

L’azienda Anthos ha sviluppato un anticorpo monoclonale, abelacimab, che si comporta come un inibitore del fattore XI, sia nella sua forma inattiva, sia nella forma attivata, XIa.

Anche se questo nuovo studio ha utilizzato abelacimab nella prevenzione del tromboembolismo venoso postoperatorio, è probabile che sia proposto in futuro anche in altri contesti clinici, come la fibrillazione atriale.

Abelacimab ha il vantaggio di una facilità di somministrazione, con una sola inoculazione una volta al mese, e non è influenzato dalla funzionalità renale, epatica o da altri farmaci.

Abelacimab nella prevenzione del tromboembolismo venoso postoperatorio: lo studio

Questo nuovo studio ha valutato, con un disegno in aperto, 412 pazienti sottoposti ad artroplastica totale del ginocchio. Questi soggetti sono stati randomizzati a quattro tipi di profilassi: tre con abelacimab a 30 mg, 75 mg o 150 mg, somministrato dopo l’intervento, in una singola dose endovenosa, e uno con 40 mg di enoxaparina somministrata per via sottocutanea una volta al giorno.

L’enpoint principale dello studio era l’incidenza di eventi tromboembolici venosi. È stato valutato anche un endpoint di sicurezza composito di sanguinamento maggiore, o non maggiore, clinicamente rilevante, fino a 30 giorni dopo l’intervento.

I risultati dello studio hanno evidenziato come una tromboembolia venosa si sia verificata nel 13% dei pazienti trattati con abelacimab 30 mg, nel 5% di quelli trattati con abelacimab 75 mg e nel 4% di quelli trattati con abelacimab 150 mg. A confronto, eventi tromboembolici si sono verificati nel 22% dei pazienti sottoposti a profilassi con enoxaparina.

I sanguinamenti sono stati molto rari e si sono verificati rispettivamente nel 2%, 2% e in nessuno dei pazienti nei gruppi abelacimab da 30 mg, 75 mg e 150 mg, e in nessuno dei pazienti inclusi nel gruppo enoxaparina.

Gli autori concludono che l’inibizione del fattore XI con una singola dose endovenosa di abelacimab, dopo l’artroplastica totale del ginocchio, è risultata efficace per la prevenzione del tromboembolismo venoso ed è stata associata a un basso rischio di sanguinamento.

Questo studio apre le porte ad un nuovo futuro nella prevenzione del rischio tromboembolico, con gli anticorpi monoclonali che estendono il loro sempre più vasto campo di applicazione. Le premesse sono per una maggiore efficacia e sicurezza del trattamento, probabilmente però a spese di un costo maggiore. Un aspetto da non sottovalutare e da mettere nel piatto della bilancia.

 

Franco Folino

 

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