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Gli inibitori del SGLT2 sono migliori degli GLP-1 RA nel prevenire i ricoveri per scompenso cardiaco

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Un ampio studio di coorte basato sulla popolazione ha rilevato che gli inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio-2 (SGLT2i) erano associati a un rischio ridotto di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca rispetto agli agonisti del recettore del peptide-1 glucagone-simile (GLP-1 RA), quando iniziati per il trattamento del diabete di tipo 2 in pazienti con o senza malattie cardiovascolari.

I due farmaci non differivano in gran parte per quanto riguarda il rischio di ospedalizzazione per infarto miocardico o ictus, indipendentemente dal fatto che il paziente avesse una malattia cardiovascolare accertata. I risultati di questa ricerca sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Annals of Internal Medicine.

Un rischio sostanzialmente elevato di sviluppare un’insufficienza cardiaca

Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morbilità e mortalità nei pazienti con diabete di tipo 2. Pazienti che sono anche a rischio sostanzialmente elevato di sviluppare un’insufficienza cardiaca. Recenti meta-analisi hanno rilevato che sia i GLP-1 RA che gli inibitori SGLT2i hanno ridotto il rischio di eventi cardiovascolari avversi maggiori in questi pazienti, con gli SGLT2 che offrono una riduzione più sostanziale del rischio di ricovero per insufficienza cardiaca.

Le attuali linee guida raccomandano entrambe le terapie per i pazienti con diabete e malattia cardiovascolare aterosclerotica e raccomandano gli inibitori SGLT2 per i pazienti con una storia di insufficienza cardiaca. Tuttavia, mancano studi randomizzati che confrontino direttamente le due terapie per la prevenzione degli eventi cardiovascolari.

I ricercatori del Brigham and Women’s Hospital e della Harvard Medical School hanno studiato i dati di Medicare e 2 database di richeste commerciali statunitensi per complessivi 370.000 pazienti con diabete di tipo 2, inclusi più di 100.000 con malattie cardiovascolari accertate. Lo scopo è stato quello di valutare se gli inibitori SGLT2 e gli GLP-1 RA sono associati a un differente beneficio cardiovascolare.

Una riduzione di circa il 30% del rischio di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca

Hanno scoperto che l’inizio della terapia con l’inibitore SGLT2 rispetto al GLP-1 RA non era associato a differenze nel rischio di ospedalizzazione per infarto miocardico o ictus. Inoltre, le percentuali di infarto miocardico e ictus erano simili indipendentemente dalla storia di malattie cardiovascolari. Tuttavia, tra i pazienti con malattie cardiovascolari al momento dell’inizio del farmaco, c’è stata una diminuzione del 10% del rischio di infarto miocardico e ictus per coloro che hanno iniziato la terapia con inibitori SGLT2 rispetto a GLP-1 RA.

I ricercatori hanno anche scoperto che l’inizio dell’inibitore SGLT2 rispetto alla terapia con GLP-1 RA era associato a una riduzione di circa il 30% del rischio di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca in tutti i pazienti inclusi. Il beneficio assoluto nel ridurre il rischio di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca è stato sostanzialmente maggiore tra i pazienti con malattie cardiovascolari rispetto a quelli senza malattie cardiovascolari.

I dati non hanno mostrato differenze significative nel rischio di mortalità per tutte le cause in coloro che hanno iniziato la terapia con inibitori SGLT2 rispetto a GLP-1 RA. Tuttavia, tra i pazienti con malattie cardiovascolari al momento dell’inizio del farmaco, è stata osservata una diminuzione del rischio di mortalità per tutte le cause tra coloro che hanno ricevuto inibitori SGLT2.

Secondo i ricercatori, questi dati forniscono utili informazioni sull’efficacia a livello cardiovascolare dei SGLT2 rispetto ai GLP-1 RA nei pazienti con e senza malattie cardiovascolari. Possono quindi aiutare i medici e i pazienti nella scelta del farmaco più appropriato.

 

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