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Statine: anche chi ha disturbi muscolari dovrebbe svolgere attività fisica

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Le statine sono farmaci che giocano un ruolo chiave nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. I loro effetti non si limitano ad una pura riduzione dei livelli di colesterolo plasmatico, ma esercitano un forte effetto protettivo a livello vascolare, che si esprime sul piano clinico in una riduzione degli eventi cardiovascolari, quali ictus e infarto miocardico.

Purtroppo però, questi farmaci sono gravati da una fama negativa per i possibili effetti negativi che possono esercitare a livello muscolare. In realtà questo effetto avverso non è poi così comune quanto si creda, ma si è ormai instaurato nei confronti di questi farmaci un tale clima di diffidenza tanto da favorire quello che viene definito ‘effetto nocebo’ (vedi il nostro precedente articolo sull’effetto nocebo delle statine). Si parla di effetto nocebo quando l’assunzione di un farmaco può indurre effetti avversi non giustificabili sul piano clinico. E’ in sostanza il contrario di quanto avviene per l’effetto placebo, ovvero quando una sostanza inerte induce un beneficio sulla salute, senza in realtà poter esercitare alcun reale effetto organico.

L’assunzione costante delle statine, quando indicate, è estremamente importante per la salute cardiovascolare, tanto che è preferibile continuare il trattamento anche quando si presentano sintomi muscolari lievi o vi sono deboli alterazioni dei parametri ematochimici (vedi il nostro precedente articolo su questo argomento).

La funzione mitocondriale muscolare e la capillarizzazione delle fibre muscolari

Un recente studio, pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology, cerca di analizzare il rapporto tra esercizio fisico e sintomi muscolari negli utilizzatori di statine.

Partendo dal presupposto che l’attività fisica è un processo cardine per la prevenzione delle malattie cardiovascolari, i ricercatori hanno analizzato se questa fosse in grado di migliorare le prestazioni muscolari e fisiche, la funzione mitocondriale muscolare e la capillarizzazione delle fibre muscolari nei pazienti che assumevano statine, con o senza disturbi a livello muscolare.

Sono stati così creati tre gruppi di soggetti: utilizzatori di statine asintomatici, utilizzatori di statine sintomatici e non utilizzatori di statine. Tutti sono stati avviati ad un programma moderato di attività fisica di rafforzamento e resistenza per 12 settimane.

L’allenamento di resistenza prevedeva esercizi bisettimanali su un cicloergometro e consisteva in un riscaldamento di 10 minuti, seguito da 40 minuti al 70%-80% della frequenza cardiaca massima e un successivo recupero di 5 minuti.

L’esercizio di rafforzamento è stato eseguito una volta alla settimana per 60 minuti e comprendeva una serie di esercizi che avevano come bersaglio i muscoli di gambe, torso, braccia e spalle. Ogni esercizio consisteva in 3 serie da 12 ripetizioni, con 1 minuto di riposo tra le serie. I carichi di lavoro sono stati poi progressivamente aumentati quando i partecipanti erano in gradi di eseguire più di 12 ripetizioni in 2 delle 3 serie.

Prima di iniziare l’allenamento e successivamente al suo svolgimento è stato valutato: il consumo massimo di ossigeno, espressione dell’intensità della prestazione, le prestazioni muscolari e i sintomi muscolari. Inoltre, per valutare con precisione eventuali alterazioni a livello delle fibre muscolari, nei suoi diversi componenti, sono state raccolte biopsie muscolari. Su questi campioni è stata valutata l’attività della citrato sintasi, la capacità di produzione di adenosina trifosfato (ATP), la distribuzione del tipo di fibra muscolare, la dimensione della fibra e la sua capillarizzazione.

Migliora la qualità della vita

Alla visita basale, quindi prima di iniziare il programma di allenamento, le fibre muscolari di tipo I erano meno prevalenti negli utilizzatori di statine sintomatici, rispetto ai soggetti di controllo. Queste fibre muscolari dette anche fibre rosse, sono quelle responsabili della contrazione muscolare lenta, quelle che garantiscono la resistenza allo sforzo. Le fibre muscolari bianche sono al contrario quelle responsabili della contrazione rapida, quella che garantisce la rapidità dell’azione.

Dopo aver completato il programma di allenamento, si è visto come i soggetti di tutti e tre i gruppi, senza differenze tra loro, avevano migliorato la forza muscolare, la resistenza alla fatica e la capillarizzazione delle fibre muscolari. Inoltre, in tutti è stata documentata una maggiore prevalenza delle fibre muscolari di tipo I.

Anche l’attività della citrato sintasi è migliorata in tutti i soggetti, ma i pazienti asintomatici in trattamento con statine hanno mostrato un miglioramento inferiore rispetto ai soggetti di controllo. Il picco di consumo di ossigeno, la capacità di produzione di ATP, la dimensione delle fibre e i sintomi muscolari sono rimasti invariati in tutti i gruppi dopo il periodo di allenamento.

La resistenza dei muscoli alla fatica, nei pazienti trattati con statine e sintomatici, è risultata associata ad una prevalenza di fibre muscolari di tipo I. E’ importante sottolineare che in questo gruppo di soggetti l’esercizio fisico non ha causato un peggioramento dei sintomi.

I punteggi ottenuti dai questionari che valutavano la qualità della vita, così come percepita dal singolo soggetto, sono migliorati solo negli utilizzatori di statine sintomatici, dopo il periodo di esercizio fisico.

Le fibre muscolari negli utilizzatori di statine

I risultati ottenuti in questo studio sembrano quindi dimostrare che un programma di esercizio fisico regolare, oltre ad altri ben noti effetti positivi, è in grado di migliorare le prestazioni muscolari, la capillarizzazione e il contenuto mitocondriale delle fibre muscolari negli utilizzatori di statine, asintomatici e sintomatici, senza esacerbare i disturbi muscolari.

Quindi anche nei pazienti in trattamento con statine che presentano disturbi muscolari, l’esercizio fisico non solo non fa aumentare i sintomi, ma porta una serie di benefici, a livello muscolare, alla salute e, come evidenziato dai questionari raccolti dai ricercatori, può persino migliorare la qualità della vita.

Gli autori concludono affermando come sia improbabile che l’uso di statine alteri la risposta all’esercizio fisico e che quindi il loro utilizzo non dovrebbe essere un fattore che limita i medici dal prescrivere un’attività fisica.

 

Franco Folino

 

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