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Scoperta in Africa la più grande raccolta di impronte fossili umane mai trovata

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One of the 408 human footprints preserved at Engare Sero. Photo credit: William Harcourt-Smith

Un articolo pubblicato in questi giorni sulla rivista Scientific Reports presenta il ritrovamento della più grande raccolta di impronte di reperti fossili umani fino ad oggi scoperta, in un sito dell’Africa. I risultati, che approfondiscono la nostra comprensione della vita umana durante il tardo Pleistocene (126.000-11.700 anni fa), suggeriscono una divisione del lavoro tra uomini e donne nelle antiche comunità umane.

Impronte fossili umane di 19.000 anni fa

Kevin Hatala e colleghi hanno scoperto 408 impronte umane a Engare Sero, in Tanzania, dopo che il sito è stato scoperto da membri di una vicina comunità Maasai. I ricercatori hanno datato le impronte tra 19.100 e 5.760 anni fa. In base alle loro dimensioni, alle distanze tra loro e ai loro orientamenti, gli autori suggeriscono che 17 tracce di impronte furono create da un gruppo di individui che si muovevano insieme a velocità di marcia in direzione sud-ovest.

Il gruppo era probabilmente composto da 14 femmine adulte, due maschi adulti e un giovane maschio. Gli autori ipotizzano che le femmine che hanno lasciato il segno delle loro impronte stavano muovendosi insieme e si sono incrociate, o sono state affiancate, con dei maschi. Questo comportamento è già stato osservato nei moderni cacciatori-raccoglitori come nei gruppi etnici degli Ache e degli Hadza. I risultati potrebbero indicare che nelle antiche comunità umane vi era una divisione del lavoro basata sul sesso.

Impronte fossili differenti, velocità del cammino differenti

Per altre sei tracce di impronte orientate in direzione nord-est, gli autori stimano una varietà più ampia di velocità di cammino, il che potrebbe suggerire che non sono state create da un singolo gruppo che viaggiava insieme, ma piuttosto da vari individui che correvano e camminavano a velocità diverse.

I risultati forniscono un’istantanea non solo dei movimenti, ma anche del comportamento di gruppo degli umani moderni che vivevano nell’Africa orientale durante il tardo Pleistocene.

 

 

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