Home Malattie infettive Quali sono i veri effetti del virus Zika?

Quali sono i veri effetti del virus Zika?

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Dal suo primo isolamento, nel 1947, in Uganda, il virus Zika è rimasto nell’ombra. Dopo quasi 70 anni torna però alla ribalta dopo essersi diffuso in brasile ed aver causato molti casi sospetti di microcefalia in neonati. A marzo 2016 risulta essersi diffuso in almeno 33 paesi e territori americani.

In Africa il virus Zika si trasmette attraverso animali selvatici, che coinvolge primati non umani e zanzare Aedes. In Asia è stata evidenziata solo la trasmissione da zanzara. In ambienti urbani il ciclo di trasmissione è solitamente del tipo uomo-zanzara-uomo.

I sintomi più comuni sono generalmente un’eruzione maculare o papulare (90%), febbre (65%), artrite o artralgia (65%), congiuntivite non purulenta (55%), mialgia (48%), cefalea (45%), dolore retro-orbitale (39%), edema (19%) e vomito (10%).

La microcefalia è il rilievo clinico più temuto dell’infezione ed è riferito ad una ridotta dimensione della testa del neonato, indicativa di un problema nello sviluppo del cervello.

Proprio per il costante aumento di casi di microcefalia, il ministero brasiliano della Salute ha istituito un sistema di sorveglianza e, alla data del 4 giugno 2016, si registravano 7830 casi sospetti.

Arriva nel mese di agosto, dalle pagine del Lancet, uno studio su una serie di neonati di questo paese che fornisce dati precisi sulle conseguenze dell’infezione.

L’indagine è stata condotta su 1501 nati vivi in cui era stata posta una diagnosi sospetta, in base ad esami di neuroimaging e di laboratorio per virus Zika ed altre infezioni rilevanti. Erano definiti casi certi quelli con evidenza del virus nei test laboratoristici; altamente probabili quelli con specifici reperti radiologici e risultati di laboratorio negativi per altre infezioni congenite. La classificazione dei soggetti si completava in quattro gruppi in base alle suddette caratteristiche.

Oltre alla misura della circonferenza cranica veniva anche valutata la storia di rash cutanei e la mortalità nella prima settimana di vita.

Nell’analisi finale sono stati inclusi 602 neonati: 76 casi sono stati definiti certi, 54 altamente probabili, 181 moderatamente probabili e 291 poco probabili.

Le differenze nei dati clini ed antropometrici erano modesti confrontando i quattro gruppi considerati, ma gli 899 casi scartati avevano circonferenze craniche più grandi un minore tasso di mortalità nella prima settimana ed una storia meno frequente di rash cutanei durante la gravidanza.

L’occorrenza di eruzioni cutanee nel terzo trimestre di gravidanza si associava alla presenza di anomalie cerebrali, nonostante la circonferenza cranica rientrasse nella normalità.

Un caso su cinque dei pazienti con diagnosi certa o altamente probabile presentava una circonferenza cranica nella norma e in un terzo dei casi non vi era storia di eruzione cutanea.

Questi ultimi dati sembrano indicare che molto si deve ancora comprendere di questa infezione e delle sue espressioni cliniche, tanto che la diagnosi può essere spesso incerta.

In questo periodo il virus Zika è di grande attualità e lo sarà sempre di più a mano a mano che nel suo viaggio si spingerà verso nord, negli Stati Uniti, dove già in Florida si sono registrati diversi casi.

Non ci resta che sperare che la fama del virus sia proporzionale allo sforzo dei sistemi sanitari nazionali nel promuovere misure di contenimento dell’epidemia.

 

Cover image volume 388, Issue 10047

França GVA, et al. Congenital Zika virus syndrome in Brazil: a case series of the first 1501 livebirths with complete investigation. Lancet 2016; 388: 891–897.

LIBERO ACCESSO

 

 

 

 

Per chi è interessato all’argomento consigliamo questa completa review di libero accesso pubblicata sul New  England Journal of Medicine:

Petersen LR, et al. Zika Virus. Baden LR editor. N Engl J Med 2016;374:1552-63.

LIBERO ACCESSO

 

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