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Nei pazienti con scompenso cardiaco cronico la vaccinazione antinfluenzale riduce i ricoveri

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All’approssimarsi della stagione invernale iniziano ogni anno le campagne di sensibilizzazione che invitano a sottoporsi alla vaccinazione antinfluenzale. L’appello è ancora più pressante nei confronti di pazienti cardiopatici e in quelli con malattie a carico del sistema respiratorio. Non sappiamo però con precisione quale sia, in termini di riduzione del rischio, l’utilità di questa vaccinazione in specifiche popolazioni.

Un nuovo studio, pubblicato dall’European Heart Journal ha recentemente analizzato nel dettaglio questo aspetto, valutando l’utilità della vaccinazione antinfluenzale in una coorte di pazienti con scompenso cardiaco cronico. Sono stati inclusi oltre 59.000 pazienti, derivati da un database sanitario del Regno Unito (UK primary care), con un’età media di 75 anni.

Innanzitutto lo studio ha evidenziato una grande variabilità nel numero dei pazienti che si sono sottoposti a vaccinazione nel periodo considerato (1990-2013), passando dall’8% nel 1990 al 49% nel 2013, con un picco del 63% nel 2006.

Il risultato più interessante è però la dimostrazione che i soggetti vaccinati avevano il 27% di probabilità in meno di essere ricoverati per malattie cardiovascolari. Molto più modesta è risultata invece la riduzione delle ospedalizzazioni per patologie respiratorie. Va inoltre sottolineato che chi si vaccinava più precocemente rispetto all’arrivo della stagione invernale, traeva il maggiore beneficio in termini di riduzione del rischio.

I valori di riduzione del rischio evidenziati sono decisamente considerevoli e rafforzano ancor di più la necessità di incoraggiare la vaccinazione antinfluenzale nei pazienti con malattie cardiovascolari, ed in particolare in quelli con scompenso cardiaco cronico. Considerato l’elevata frequenza di ospedalizzazioni ricorrenti in questo gruppo di pazienti, la vaccinazione può contribuire in modo significativo, almeno nei mesi invernali, a ridurre una quota ragguardevole di ricoveri.

Fonte: Elaborazioni del Ministero della Salute – Istituto superiore di sanità, sulla base dei riepiloghi inviati da Regioni e Province autonome – 3 giugno 2016

Anche in Italia così come nel Regno Unito, abbiamo avuto un picco di vaccinazioni nei pazienti anziani (≥65 anni) proprio nel 2006, con la ragguardevole percentuale del 68.3%. Purtroppo però negli anni successivi anche noi abbiamo subito una progressiva ma costante riduzione delle vaccinazioni, che ci ha portato nella stagione 2015-2016 al 49.9% (Fonte Ministero della Salute).  Per chi fosse interessato alle differenze regionali nelle percentuali di soggetti vaccinati, dobbiamo aggiungere che le regioni dove ci si vaccina di meno sono la Sardegna e, inaspettatamente, la provincia autonoma di Bolzano. Al contrario la regione dove gli anziani si vaccinano più frequentemente risulta essere l’Umbria.

Fonte: Elaborazioni del Ministero della Salute – Istituto superiore di sanità, sulla base dei riepiloghi inviati da Regioni e Province autonome – 3 giugno 2016

Questo studio fornisce una ragione in più per cercare di invertire questa tendenza negativa, consigliando la vaccinazione nei soggetti anziani ed in quelli a rischio.

 

 

 

 

Issue Cover

 

Mohseni H, et al. Influenza vaccination and risk of hospitalization in patients with heart failure: a self-controlled case series study. European Heart Journal (2017) 38, 326–333.

 

 

 

 

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