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Endocardite: si riduce l’uso della profilassi, ma aumentano i casi di infezione

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Vegetation on tricuspid valve by echocardiography. Arrow denotes the vegetation. Daisuke Koya, Kazuyuki Shibuya, Ryuichi Kikkawa and Masakazu Haneda.

L’American Heart Association ha aggiornato le sue raccomandazioni sulla profilassi antibiotica nella prevenzione dellendocardite infettiva nel 2007, sconsigliandone l’uso nei pazienti a rischio moderato e basso. Al contrario, le raccomandazioni per i pazienti ad alto rischio continuavano a prevedere la somministrazione del trattamento profilattico.

Un recente studio, pubblicato sulle pagine della rivista JACC, ha cercato di verificare come sia cambiato tra il 2003 e il 2015, l’andamento delle prescrizioni della profilassi antibiotica e l’incidenza di endocardite infettiva.

Lo studio

Gli autori hanno attinto per l’analisi ai dati sanitari contenuti nei registri Medicare e Truven Health MarketScan, selezionando così soggetti ad alto rischio, a rischio moderato o a rischio sconosciuto/basso. Lo studio ha così incluso quasi 200 milioni di pazienti.

I risultati hanno dimostrato come il cambiamento nelle raccomandazioni delle linee guida 2007 è stato accompagnato da un calo del 64% nella prescrizione delle profilassi antibiotica in soggetti a rischio moderato e del 20% per quelli ad alto rischio.

Nello stesso intervallo di tempo, è stato osservato un aumento del 75% nell’incidenza di endocardite infettiva tra i soggetti a rischio moderato e del 177% tra quelli ad alto rischio.

I soggetti con rischio sconosciuto/basso è stato registrato un calo del 52% nella prescrizione della profilassi, senza un corrispondente incremento significativo dei casi di endocardite infettiva.

Raccomandazioni da rivalutare?

Questo studio dimostra quindi come vi sia stato un sostanziale calo delle prescrizioni per la profilassi antibiotica in tutti i gruppi di rischio per l’endocardite infettiva. Così come raccomandato dalle linee guida.

Allo stesso tempo sono aumentati però i casi di endocardite infettiva tra coloro che erano stati considerati a rischio elevato e moderato.

Anche se lo studio non consente di stabilire con certezza una relazione tra questi due fenomeni, è evidente che questi dati sono particolarmente allarmanti. Saranno necessarie ulteriori sperimentazioni in questo campo, per decidere rapidamente se sono necessarie modifiche alle attuali linee guida.

Le linee guida europee

Ricordiamo che le linee guida della Società Europea di Cardiologia, pubblicate nella loro ultima versione nel 2015, sono sostanzialmente in linea con quelle nordamericane.

Prevedono tre gruppi di pazienti ad alto rischio in cui la profilassi è raccomandata:

  1. Pazienti con una valvola protesica o con materiale protesico utilizzato per la riparazione della valvola cardiaca.
  2. Pazienti con precedente endocardite infettiva.
  3. Pazienti con cardiopatia congenita cianotica non trattata e quelli con cardiopatia congenita con shunt palliativi postoperatori, condotti o altre protesi. (Dopo la riparazione chirurgica senza difetti residui, la Task Force raccomanda la profilassi per i primi 6 mesi dopo la procedura fino alla endotelializzazione del materiale protesico).

Le linee guida europee non raccomandano la profilassi antibiotica per i pazienti a rischio intermedio di endocardite infettiva. Vale a dire qualsiasi altra forma di malattia valvolare nativa: valvola aortica bicuspide, prolasso della valvola mitrale e stenosi aortica calcifica.

Anche se il recente studio ha valutato una popolazione nordamericana, i suoi risultati andranno tenuti in gran considerazione anche nel vecchio continente, per evitare di abbassare la guardia nei confronti di una grave malattia, dall’esito molto spesso mortale.

 

Franco Folino

 

Martin H. Thornhil, et al. Antibiotic Prophylaxis and Incidence of Endocarditis Before and After the 2007 AHA Recommendations. J Am Coll Cardiol 2018;72:2543–54.

 

 

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