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Ridurre l’inquinamento atmosferico nascondendo il biossido di carbonio sotto terra

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L’inquinamento atmosferico è sempre più padrone delle nostre città e sembra un problema ormai senza soluzione.

Gli inquinanti considerati più pericolosi per la salute pubblica sono prima di tutto le polveri, sottili o grossolane, ma sembrano coinvolti in molte patologie anche i numerosi gas che troviamo nella nostra atmosfera, di produzione naturale o antropogenici. Tra questi vi sono i solfati, il biossido di azoto e l’ozono, ma tra tutti spicca il diossido di carbonio, forse più noto come anidride carbonica. Se da un lato questo gas è indispensabile per processi vitali per la natura, come la fotosintesi delle piante, d’altra parte è considerato il principale responsabile dell’effetto serra.

Il diossido di carbonio è il prodotto di alcuni processi come ad esempio la combustione del petrolio e del carbone, viene emesso dagli impianti di produzione di ammoniaca e idrogeno, dagli autoveicoli e dalle centrali termoelettriche. Vi sono però anche processi naturali che creano questo gas, come la fermentazione batterica alcolica e la stessa respirazione dell’uomo.

Data from World Bank

Esiste poi un’altra importante fonte di diossido di carbonio, che è stata fondamentale per portare la vita sulla Terra milioni di anni fa: i vulcani.

Oggi però l’uomo ha superato ampiamente la natura in quanto a produzione di diossido di carbonio. Quella prodotta dai vulcani è ormai meno dell’1% della quantità totale di gas liberato nell’atmosfera dall’uomo.

Forse proprio per il loro legame con i vulcani, in una terra dove sono protagonisti del paesaggio, in Islanda è stato messo a punto un processo che consentisse di rimuovere dall’atmosfera il diossido di carbonio, iniettandolo nel terreno per un suo stoccaggio definitivo.

centrale termoelettrica

Questo processo è stato presentato in un lavoro apparso sulla rivista Science il 10 giugno, grazie alla collaborazione di un gruppo internazionale di ricercatori.

Alla base dell’esperimento vi è l’idea di iniettare il diossido di carbonio nel sottosuolo, in rocce basaltiche, costituite principalmente di calcio, magnesio e ferro, ad una profondità compresa tra i 400 e gli 800 metri. Queste formazioni sono comuni sulla Terra e, soprattutto, sono estremamente reattive, convertendo il diossido di carbonio in carbonati minerali di facile e sicuro stoccaggio. Attraverso un preciso processo sperimentale ed a rigorosi sistemi di controllo i ricercatori hanno dimostrato come questo metodo sia estremamente efficace nel rimuovere dall’atmosfera oltre il 95% del diossido di carbonio iniettato, che si mineralizza nelle rocce in meno di due anni, in modo permanente.

Viene così proposto un metodo completamente naturale di smaltimento di questo gas serra, con un procedimento molto più veloce di quanto ipotizzato in passato, e che potrebbe portare a risultati significativi per la riduzione dell’inquinamento atmosferico.

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