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Più di tre quarti degli ictus potrebbero essere prevenuti

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wikipedia commons, Bobjgalindo

Si parla spesso di prevenzione degli eventi cardiovascolari attraverso la riduzione dei fattori di rischio, ma la loro neutralizzazione quanto potrebbe influire sulla reale incidenza di eventi clinici?

A questa domanda sembra dare risposta un recente lavoro pubblicato su Lancet neurology che, utilizzando i dati del Global Burden of Disease Study del 2013, ha correlato l’incidenza di ictus alla presenza di ben diciassette fattori di rischio modificabili, tra cui l’inquinamento atmosferico, in paesi ad alto, medio o alto reddito.

I risultati di quest’analisi sembrano indicare che a livello globale ben il 90.5% degli eventi cerebrali è attribuibile ai fattori di rischio analizzati.

Tra questi, sembrano rivestire una particolare importanza il fumo, la cattiva alimentazione, una pressione sistolica elevata, una scarsa attività fisica, livelli elevati di colesterolo, una ridotta velocità di filtrazione glomerulare e un elevato indice di massa corporea, cui sono attribuibili il 74,2-72.4% degli eventi.

Anche se con una minore influenza, anche i fattori ambientali rivestono una grande importanza, tanto che l’inquinamento atmosferico e l’esposizione al piombo hanno contribuito al 33,4% degli eventi.

Va sottolineato come nell’analisi, che comprendeva il periodo 1990-2013, tutti i fattori di rischio considerati sono risultati in aumento, tranne il fumo passivo e l’inquinamento atmosferico domestico da combustibili solidi, pur con una significativa variabilità nelle diverse nazioni considerate.

Le cifre fornite da quest’analisi sono davvero impressionanti e dovrebbero far riflettere non solo i pazienti, ma soprattutto chi ha responsabilità sugli indirizzi politici in tema di sanità pubblica.

Dai dati del Ministero della Salute, emerge come in Italia si verificano circa 200.000 nuovi ictus ogni anno. Di questi, circa l’80% è rappresentato da nuovi episodi. La mortalità a trenta giorni dopo ictus ischemico è pari a circa il 20%, mentre quella per ictus emorragico è del 50%. L’ictus cerebrale rappresenta la seconda causa di morte a livello mondiale e la terza causa di morte nei Paesi del G8, preceduto solo dalle malattie cardiovascolari e dai tumori. L’ictus rappresenta la prima causa d’invalidità e la seconda causa di demenza con perdita dell’autosufficienza.

Pensiamo quante vite, sofferenze e risorse si potrebbero risparmiare con una riduzione del 75% degli ictus.

 

Cover image volume 15, Issue 9

 

Feigin VL, et l. Global burden of stroke and risk factors in 188 countries, during 1990–2013: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2013. Lancet Neurology 2016;15:913–924. 

 

 

 

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