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Elastografia: un metodo non invasivo e affidabile per valutare la fibrosi epatica

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Epatopatia congestizia
Intermediate magnification micrograph of congestive hepatopathy. Nephron/wikimedia commons

Le malattie croniche del fegato spesso provocano lo sviluppo di una fibrosi epatica fino alla cirrosi. Le strategie di trattamento e la prognosi differiscono notevolmente a seconda della gravità di questi fenomeni involutivi, la stadiazione di questo processo patologico tessutale è quindi molto importante dal punto di vista clinico.

Il metodo di scelta per valutare la presenza di una fibrosi epatica è solitamente la biopsia epatica, ma le differenti limitazioni di questa tecnica hanno portato alla ricerca di indagini alternative in grado di rilevare in modo accurato, e incruento, le alterazioni del parenchima epatico.

Una di queste indagini è l’elastografia, una tecnica che consente la misurazione non invasiva delle proprietà meccaniche del tessuto epatico, attraverso l’osservazione della propagazione degli ultrasuoni al suo interno. L’aumento della fibrosi si associa ad una maggiore rigidità epatica, che può essere rilevata con questo metodo.

L’elastografia a ultrasuoni, viene utilizzata sempre più nella pratica clinica come supporto alla diagnosi e alla gestione della malattia epatica generalizzata. Questa tecnica, grazie a strumenti sempre più evoluti, ha dimostrato di essere in grado di differenziare la fibrosi epatica avanzata e precoce, così da consentire la valutazione della progressione della malattia e la stratificazione del rischio di cirrosi. In particolare è in grado di distinguere la steatoepatite non alcolica dalla semplice steatosi, in pazienti con steatosi epatica non alcolica.

Dal punto di vista tecnico, l’elastografia permette una valutazione non invasiva delle proprietà meccaniche di un tessuto, come l’elasticità, che descrive la resistenza alla deformazione di un tessuto a uno stress applicato. Nell’elastografia quantitativa, lo stress viene applicato tramite propagazione di un’onda tangente generata transitoriamente, ad esempio tramite un singolo impulso meccanico, o dinamicamente, ad esempio mediante l’applicazione continua di onde acustiche.

Già da anni, diversi studi clinici hanno valutato l’affidabilità e l’utilità clinica di questo metodo. Ultimo tra questi è un recente lavoro, pubblicato su The Lancet Gastroenterology & Hepatology, che descrive i risultati di una meta-analisi, svolta allo scopo di determinare specifici valori di cutoff diagnostici per la rigidità epatica, nella fibrosi correlata all’alcol e per valutare l’effetto delle concentrazioni di aminotransferasi, delle concentrazioni di bilirubina e della presenza di epatite alcolica asintomatica e non grave, sulla rigidità del tessuto epatico.

Dei 188 studi valutati, dieci studi sono stati inclusi nella meta-analisi, per complessivi 1.026 pazienti. Tramite l’analisi delle curve ROC, sono stati evidenziati valori di cutoff per la rigidità epatica di 7kPa per una fibrosi allo stadio F≥1, 9kPa per una fibrosi allo stadio F≥2, 12,1kPa per una fibrosi allo stadio F≥3 e 18,6kPa per una fibrosi di stadio F = 4.

Le concentrazioni di aminotransferasi e di bilirubina hanno avuto un effetto significativo sulla rigidità del fegato, con concentrazioni più elevate associate a valori di rigidità epatica più elevati. Parallelamente sono stati rilevati valori di cutoff significativamente più elevati per la diagnosi degli stadi di fibrosi più gravi. La presenza di caratteristiche istologiche di epatite alcolica asintomatica e non grave è risultata associata ad una maggiore rigidità epatica.

In un’analisi multivariata, le concentrazioni di aminotransferasi e bilirubina e l’attività della protrombina, erano indipendentemente associate alla presenza di caratteristiche istologiche di un’epatite alcolica asintomatica non grave. Infine, i valori di soglia di rigidità epatica sono risultati aumentati nei pazienti con più alte concentrazioni di aminotransferasi, di bilirubina o entrambi.

In questa analisi vengono quindi confermate e precisate le associazioni tra fibrosi epatica e rigidità tissutale, nell’epatite alcolica asintomatica e non grave. Al tempo stesso precisano come la valutazione elastografica debba tener conto delle concentrazioni di aminotransferasi e bilirubina, per una stima corretta della rigidità epatica.

 

Cover image volume 3, Issue 8

 

Eric Nguyen-Khac, et al. Non-invasive diagnosis of liver fibrosis in patients with alcohol-related liver disease by transient elastography: an individual patient data meta-analysis. The Lancet Gastroenterology & Hepatology. Published: 05 July 2018.

 

 

 

 

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