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Coronavirus: quanto può sopravvivere sulle superfici degli oggetti?

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Immagine del coronavirus
This media comes from the Centers for Disease Control and Prevention's Public Health Image Library (PHIL), with identification number #4814.

Uno dei punti cruciali che permettono di chiarire il comportamento di un virus nell’ambiente è la sua capacità di adattarsi e sopravvivere sulle superfici degli oggetti.

In questo ambito sono disponibili due ricerche, di recente pubblicazione, che hanno ottenuto però dati sensibilmente differenti.

Coronavirus umani: una revisione della letteratura

La prima di queste, una metanalisi pubblicata con libero accesso sulla rivista The Journal of Hospital infection, rivela che i coronavirus umani, come quello della SARS o come quello della sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS), possono persistere su superfici come metallo o plastica fino a nove giorni.

In questa nuova ricerca gli autori hanno analizzato i risultati di 22 studi che avevano valutato in prevalenza il comportamento del ceppo endemico di coronavirus umano (HCoV-) 229E.

È stata analizzata la durata della sopravvivenza del virus su superfici di tipo differente che andavano dall’acciaio al legno, dalla carta alla plastica.

I risultati hanno evidenziato come questo microrganismo abbia una diversa persistenza a seconda del tipo di superficie su cui si deposita. Raggiunge la persistenza più breve, di 2-8 ore, sull’alluminio, ma può persistete fino a 5 giorni sull’acciaio e addirittura fino a 9 giorni sulla plastica.

Nella maggioranza dei casi queste misure sono state ottenute a temperatura ambiente, ma sembra emergere come l’esposizione del virus a una temperatura più elevata, fino a 30-40°C possa far ridurre il tempo di sopravvivenza per patogeni come il MERS-CoV.

Al contrario, se la temperatura scende la persistenza di alcuni virus, come quello della gastroenterite trasmissibile può superare i 28 giorni.

Altri dati riguardano l’umidità ambientale e indicano come la persistenza dell’HCoV-229E sia maggiore con un’umidità relativa del 50% rispetto ad una del 30%.

Coronavirus: i disinfettanti più efficaci

Lo studio non si è limitato a valutare la persistenza dei virus sulle superfici, ma ha anche analizzato quali sono le sostanze disinfettanti più efficaci nell’inattivarli.

In questo caso i risultati sono tranquillizzanti, evidenziando come basti un solo minuto per ottenere una disinfezione efficace degli oggetti, utilizzando semplici sostanze come l’etanolo al 62–71%, il perossido di idrogeno (acqua ossigenata) allo 0,5% o l’ipoclorito di sodio (candeggina) allo 0,1%.

Altre sostanze più tipicamente utilizzate come disinfettanti, quali il benzalconio cloruro o la clorexidina, sono risultate invece meno efficaci.

La persistenza del nuovo coronavirus SARS-CoV-2 sulle superfici

La seconda ricerca è stata pubblicata in questi giorni sul New England Journal of Medicine e ha invece analizzato proprio il nuovo coronavirus SARS-CoV-2, valutando la sua capacità di sopravvivenza in aerosol e sulle superfici.

Sono state utilizzate superfici di materiali differenti oltre all’aerosol: plastica, acciaio inossidabile, rame e cartone. I risultati sono stati inoltre confrontati con quelli della SARS-CoV-1.

I ricercatori hanno evidenziato una persistenza di SARS-CoV-2 in aerosol per tutta la durata dell’esperimento, vale a dire 3 ore. Il virus è risultato più stabile su superfici quali plastica e acciaio inossidabile, persistendo vitale fino a 72 ore dopo l’applicazione, pur con una notevole riduzione della sua carica.

Il materiale meno ospitale per il virus è risultato il rame, dove la sua sopravvivenza non è andata oltre le 4 ore. Sul cartone questo intervallo si è prolungato fino a 24 ore.

Il suo antenato, il SARS-CoV-1 è rimasto vitale sul rame e sul cartone fino a 8 ore.

Coronavirus: SARS-CoV-1 e SARS-CoV-2, vitalità simile

I ricercatori di quest’ultimo studio giudicano quindi sostanzialmente simile la stabilità di SARS-CoV-2 e SARS-CoV-1 sulle superfici. Per questo prospettano che le differenze nelle caratteristiche epidemiologiche di questi due virus dipendano probabilmente da altri fattori. Tra questi propongono le elevate cariche virali registrate nel tratto respiratorio superiore e la potenziale trasmissione del SARS-CoV-2 da persone infette asintomatiche.

Coronavirus: pulizia di mani e di oggetti

Anche se i due studi che vi abbiamo presentato presentano sostanziali differenze, con variazioni in termini di giorni in merito alla sopravvivenza del virus sulle superfici, la sua vitalità appare comunque decisamente prolungata.

Uno dei punti cardine nella prevenzione della malattia da coronavirus, così come per tutte le malattie infettive, è il frequente lavaggio delle mani. Altrettanta attenzione va però posta anche alla pulizia della miriade di oggetti che tocchiamo e maneggiamo ogni giorno.

In questa fase di diffusione del SARS-CoV-2, il contenimento e la prevenzione della diffusione del virus sono le armi più efficaci per contrastare la diffusione dell’epidemia. Conoscere il comportamento del virus nell’ambiente ci aiuta a conoscere meglio il nostro nemico e a combatterlo più efficacemente.

 

Franco Folino

 

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