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Semaglutide: l’antidiabetico che fa anche ridurre il peso

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L’utilizzo regolare di semaglutide è in grado di indurre riduzioni significative del peso corporeo in soggetti obesi. Lo evidenzia un recente studio, pubblicato sulla rivista The Lancet, che ha valutato un’ampia popolazione di soggetti asiatici, con o senza diabete di tipo 2.

Semaglutide

Semaglutide è un farmaco che agisce come agonista del recettore del GLP-1, un ormone prodotto dall’intestino che regola la secrezione pancreatica di insulina e glucagone, controllando così i livelli di glicemia. Il GLP-1 esercita inoltre altre azioni, riducendo il senso di fame, riducendo la velocità di svuotamento dello stomaco.

Questo ormone induce i suoi effetti legandosi ad un recettore specifico ed è proprio questo su questo recettore che va a legarsi semaglutide.

Questo farmaco è stato inizialmente utilizzato nella terapia del diabete di tipo due, ma si vorrebbe estendere il suo impiego anche come potenziale terapia dell’obesità. Sembra induca, inoltre, una minima riduzione della pressione arteriosa.

L’azione di semaglutide sul recettore del GLP-1 induce un aumento della secrezione di insulina e l’inibizione della secrezione di glucagone. Questo a sua volta si traduce in una riduzione della glicemia e dell’appetito.

Il farmaco viene somministrato per via sottocutanea in un’unica somministrazione settimanale.

Semaglutide ha il grosso pregio di non indurre ipoglicemia, mentre tra gli effetti indesiderati più frequenti vi sono nausea (20%), vomito (7%) e diarrea (12%). Questi sono però solitamente di breve durata e tendono a scomparire.

Lo studio STEP 6

In questo nuovo studio, il Semaglutide Treatment Effect in People with Obesity (STEP) 6, i ricercatori hanno centrato la loro attenzione sugli effetti di semaglutide quando utilizzata per il trattamento dell’obesità, in soggetti diabetici e non diabetici. Oggetto della ricerca è stata una specifica popolazione di soggetti asiatici, per valutare gli effetti del farmaco in soggetti con una ben precisa composizione corporea.

La ricerca è stata condotta con un disegno randomizzato, in doppio cieco, double dummy, controllato con placebo, di fase 3a, in 28 ambulatori distribuiti in Giappone e Corea del Sud.

Sono stati reclutati soggetti adulti (età ≥18 anni in Corea del Sud; ≥20 anni in Giappone) con un BMI di almeno 27 kg/m2 con due o più comorbidità legate al peso o un BMI di 35 kg/m2 o più con una o più comorbilità correlate al peso, che avevano fatto almeno un tentativo dietetico, fallito, di perdere peso corporeo. Una comorbidità doveva essere ipertensione arteriosa, dislipidemia o, solo in Giappone, il diabete di tipo 2.

I partecipanti sono stati quindi assegnati in modo casuale a un trattamento con semaglutide somministrata per via sottocutanea, alla dose di 2,4 mg una volta alla settimana, o al placebo corrispondente. Un altro gruppo di soggetti ha ricevuto semaglutide 1,7 mg o il placebo corrispondente. Tutti hanno ricevuto raccomandazioni sullo stile di vita. Lo studio è durato 68 settimane.

Gli endpoint primari erano la variazione percentuale del peso corporeo alla settimana 68, rispetto al peso registrato alla visita basale, e la percentuale di partecipanti che avevano ottenuto una riduzione di almeno il 5% del peso corporeo alla settimana 68, rispetto alla visita basale.

L’endpoint secondario è stato la variazione dell’area adiposa viscerale addominale, determinata utilizzando una scansione tomografica computerizzata, in un sottoinsieme di partecipanti.

Una riduzione del 13,2% del peso corporeo

A termine del processo di randomizzazione sono stati inclusi nell’analisi 401 soggetti, di cui 199 assegnati in modo casuale a semaglutide 2,4 mg, 101 a semaglutide 1,7 mg e 101 a placebo. La variazione media stimata del peso corporeo dal basale alla settimana 68 è stata di -13,2% nel gruppo semaglutide 2,4 mg e -9,6% nel gruppo semaglutide 1,7 mg, rispetto a -2,1% nel gruppo placebo.

Alla settimana 68, una percentuale maggiore di partecipanti aveva ottenuto una riduzione del 5% o superiore del peso corporeo misurato alla visita basale nel gruppo semaglutide 2,4 mg (83%) e nel gruppo semaglutide 1,7 mg (72%) rispetto al gruppo trattato con placebo (21%).

Nel sottogruppo di pazienti in cui è stata determinata la variazione dell’area adiposa viscerale addominale è stata evidenziata una riduzione del grasso viscerale addominale del 40% nei soggetti trattati con semaglutide 2,4 mg, del 22,2% nei partecipanti assegnati al gruppo semaglutide 1,7 mg e del 6,9% in quelli trattati con placebo.

Effetti collaterali sono stati registrati nell’86% dei partecipanti inclusi nel gruppo semaglutide 2,4 mg e nell’82% di quelli trattati coni dosaggio di 1,7 mg. Eventi avversi sono stati rilevati però in un’alta percentuale (79%) anche nei soggetti inclusi nel gruppo placebo.

Gli eventi avversi più frequenti sono stati i disturbi gastrointestinali, che sono stati per lo più da lievi a moderati, e si sono verificati nel 59% dei soggetti che avevano assunto semaglutide 2,4 mg e nel 64% di quelli trattati con il dosaggio inferiore del farmaco. Gli stessi eventi avversi si sono verificati nel 30% dei soggetti del gruppo placebo.

Anche se gli eventi avversi si sono verificati piuttosto frequentemente, solo in pochi casi il trattamento è stato interrotto. Più precisamente, nel 3% dei soggetti inclusi nel gruppo semaglutide 2,4 mg, nel 3% di quelli assegnati a semaglutide 1,7 mg e nell’1% dei partecipanti al gruppo placebo.

Semaglutide: le indicazioni si allargano

Questo studio ha concentrato la propria attenzione in un gruppo ben specifico di soggetti: adulti asiatici, obesi, con o senza diabete di tipo 2. In questo specifico gruppo di soggetti semaglutide sembra aver esercitato un effetto estremamente favorevole nell’indurre una riduzione del peso corporeo, con entrambi i dosaggi utilizzati.

Una riduzione che ha interessato non solo il peso corporeo in generale, ma anche l’area adiposa viscerale addominale, vale a dire quel grasso corporeo che sembra essere maggiormente associato a gravi rischi per la salute. Il tessuto adiposo viscerale sembra infatti connesso con il rischio cardiovascolare, l’insulinoresistenza, il diabete di tipo 2, varie complicanze metaboliche e lo sviluppo di aterosclerosi.

D’altra parte, gli effetti avversi registrati sono stati molto frequenti, anche se raramente hanno portato alla sospensione del trattamento sperimentale, forse anche grazie alla singola somministrazione settimanale del farmaco.

Se la serie di studi che evidenzia effetti favorevoli sulla riduzione del peso continuerà, semaglutide vedrà presto l’estensione delle proprie indicazioni oltre la sola cura del diabete, rappresentando un’opzione terapeutica per la gestione del peso.

 

Franco Folino

 

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