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Malattia da decompressione: i soggetti con forame ovale pervio sono maggiormente a rischio

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Uno studio su una coorte di subacquei ha scoperto che la presenza di un forame ovale pervio (PFO) ad alto rischio, era associata ad un aumentato rischio di malattia da decompressione. Gli autori raccomandano che i subacquei con PFO ad alto rischio dovrebbero considerare di astenersi dall’immergersi o di aderire a un protocollo di immersione conservativo. I risultati di questo studio sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Annals of Internal Medicine.

Forame ovale pervio e malattia da decompressione

La malattia da decompressione si verifica perché i subacquei respirano azoto e ossigeno ad alta pressione assumendo così più molecole di questi gas rispetto a chi si trova fuori dell’acqua.

Le molecole di ossigeno respirate in eccesso vengono solitamente metabolizzate, ma quelle di azoto si accumulano nel sangue e nei tessuti.

Così, quando il subacqueo risale verso la superficie l’azoto accumulato si espande in bolle sempre più grandi che possono danneggiare i tessuti oppure ostruire i vasi sanguigni.

Il forame ovale pervio è un difetto anatomico del cuore dovuto a una mancata o incompleta chiusura del forame ovale, una comunicazione presente tra l’atrio destro e quello sinistro durante la vita fetale.

Nelle persone in cui questa comunicazione persiste, le bolle di azoto presenti nel circolo venoso possono passare nel sistema arterioso.

In studi precedenti, è stata osservata una maggiore prevalenza di PFO nei subacquei che avevano avuto una malattia da decompressione rispetto a quelli che non l’avevano avuta. Tuttavia, l’associazione tra PFO e malattia da decompressione rimane incerta data la prevalenza molto bassa di malattia da decompressione rispetto all’elevato numero di persone che presentano un forame ovale pervio.

I subacquei con PFO sono più suscettibili

I ricercatori del Sejong Hospital, Bucheon, Corea del Sud hanno condotto uno studio prospettico di coorte su 100 subacquei esperti che hanno effettuato più di 50 immersioni all’anno. I partecipanti sono stati sottoposti a ecocardiografia transesofagea con un test delle microbolle per determinare la presenza di un PFO. Successivamente sono stati divisi in gruppi ad alto e basso rischio. Sono stati seguiti utilizzando un questionario auto-segnalato, rimanendo privi di informazioni rispetto presentassero o meno un PFO.

Gli autori riportano che 12 su 68 subacquei con PFO (10 su 37 subacquei con PFO ad alto rischio) hanno manifestato una malattia da decompressione. Questi risultati suggeriscono che i subacquei con PFO ad alto rischio sono più suscettibili a questa malattia di quanto riportato in precedenza.

Secondo gli autori, questi risultati suggeriscono che alcune malattie da decompressione con sintomi lievi si possono essere verificati frequentemente nei subacquei con PFO, ma molti di loro non le hanno riconosciute come tali.

 

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