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Promettenti risultati della neurostimolazione in pazienti con apnee notturne centrali

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L’apnea centrale del sonno è caratterizzata da episodi di apnea ricorrenti, con interruzioni del respiro di dieci o più secondi, senza che si associ uno sforzo respiratorio. E’ meno frequente rispetto all’apnea ostruttiva del sonno, ma è piuttosto comune nei pazienti con insufficienza cardiaca, malattie neurologiche e in quelli che consumano oppiacei ad alte dosi. I sintomi più comuni sono rappresentati da frammentazione del sonno, insonnia e ipersonnia diurna.

Nell’apnea centrale è stato documentato un aumento dello stress ossidativo, che può a suo volta causare una disfunzione endoteliale, l’induzione di meccanismi infiammatori e l’attivazione di sistemi neuro-ormonali, che contribuiscono alla progressione della malattia di base. D’altra parte sappiamo con certezza che l’ipossia legata ai disturbi respiratori del sonno si associa con un aumento significativo della mortalità.

Differenti strategie di trattamento sono state proposte per l’apnea centrale, tra cui l’ipnosi, gli stimolanti respiratori, la somministrazione di anidride carbonica, l’ossigeno terapia e la ventilazione a pressione positiva, ma i risultati sono molto controversi.

Tra le terapie più recenti proposte vi è la neurostimolazione transvenosa unilaterale, che attraverso la stimolazione di un nervo frenico, con un dispositivo simile ad un pacemaker cardiaco, induce una contrazione ritmica del diaframma, che produce una respirazione indotta con cambiamenti della concentrazione di anidride carbonica e dei volumi correnti simili a quelli del respiro spontaneo.

Uno studio pubblicato questa settimana sul Lancet, ha sperimentato questa metodica su 151 pazienti con apnea centrale, randomizzati in un gruppo di trattamento (73), con device impiantato e funzionante, e in un gruppo di controllo (78) con device impiantato ma non attivo.

L’end point principale era un confronto tra la percentuale di pazienti in trattamento rispetto al gruppo di  controllo che ottenevano una riduzione rispetto al valore basale dell’indice di apnea-ipopnea del 50% o superiore, valutato a sei mesi. Il device impiantato era il remedē system (Respicardia Inc, Minnetonka, MN, USA).

 

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(Per vedere un filmato su come funziona il sistema di stimolazione visita il sito: www.respicardia.com)

I risultati hanno evidenziato come i pazienti sottoposti a stimolazione avevano una riduzione dell’indice apnea-ipopnea maggiore rispetto ai pazienti del gruppo di controllo (51% versus 11%).

Tra gli altri indicatori di benessere, valutati a sei mesi, è stato osservato un miglioramento dell’indice di eccitazione, della sonnolenza, del sonno REM e della qualità della vita.

Nel gruppo di trattamento 27 pazienti (37%) pazienti hanno riferito disturbi non gravi correlati alla stimolazione, che sono stati risolti in 26 casi riprogrammando il dispositivo. Durante i sei mesi di follow-up si sono verificati quattro decessi. Due si sono verificate nel gruppo di trattamento (una morte improvvisa non aritmica e una tachiaritmia), durante il giorno, quando la stimolazione era spenta. Due sono state registrate nel gruppo di controllo, a causa della progressione dell’insufficienza cardiaca.

Sembra quindi che la stimolazione transvenosa diaframmatica possa indurre un miglioramento dell’apnea centrale, con una procedura scarsamente invasiva.

Per confermare l’efficacia di questo trattamento dobbiamo attendere ora studi condotti con follow-up più lunghi e con analisi che includano anche end point clinici.

 

Cover image volume 388, Issue 10048

 

Costanzo MR, et al. Transvenous neurostimulation for central sleep apnoea: a randomised controlled trial. Lancet 2016;388: 974–982.

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