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Gli effetti protettivi della carnitina sul danno da riperfusione miocardica

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Un adeguato apporto di ossigeno è fondamentale per la funzionalità e l’integrità delle cellule del miocardio, che in sua assenza evidenziano rapidamente segni di sofferenza.

Un’ipossia può essere collegata ad un aumento della domanda di ossigeno, che non può essere soddisfatta da un aumento proporzionale del flusso sanguigno, ad esempio per la presenza di una stenosi coronarica. Analogamente, l’ipossia può essere dovuta ad un vasospasmo coronarico o ad una trombosi acuta.

Tuttavia un’’ipossia iatrogena può anche essere indotta durante un intervento chirurgico cardiaco, quando è necessario arrestare il cuore per eseguire l’intervento. In questo caso viene utilizzata una soluzione cardioplegica, per ridurre il consumo di energia da parte delle cellule del miocardio. Se la domanda di ossigeno supera però l’offerta, durante la riperfusione si possono osservare lesioni cellulari.

In un recente studio pubblicato online sul Journal of Cardiothoracic and Vascular Anesthesia, un gruppo di ricercatori cinesi ha analizzato, con un disegno prospettico e randomizzato, l’effetto protettivo della levocarnitina sul danno miocardico da ischemia-riperfusione e il suo possibile meccanismo.

Lo studio ha incluso 90 pazienti che avevano una diagnosi di malattia valvolare cardiaca reumatica ed avevano l’indicazione ad una sostituzione valvolare.

I pazienti sono stati divisi in tre gruppi: nei gruppi 1 e 2, sono stati aggiunti nella soluzione cardioplegica St Thomas, rispettivamente, 3 grammi litro e 6 grammi litro di levocarnitine, mentre nel gruppo 3 la levocarnitina non era aggiunta.

Dopo riperfusione, l’aumento sierico di AST, CK, CK-MB e LDH era inferiore nei gruppi 1 e 2 in confronto con il gruppo 3.

L’indice di apoptosi, determinato da un labelling di deossinucleotidil transferasi, era inferiore nei due gruppi in trattamento attivo rispetto al gruppo di controllo, dopo declampaggio dell’aorta, senza differenze significative tra i due gruppi.

L’immunoistochimica ha mostrato come alla riperfusione l’espressione degli anticorpi monoclonali Bcl-2 nei gruppi 1 e 2 era superiore a quella del gruppo 3, mentre l’espressione degli anticorpi monoclonali anti-Bax era più bassa nei gruppi in trattamento attivo.

Infine, a tre giorni dall’intervento, sono stati osservati livelli più elevati di pressione arteriosa media e di frazione di eiezione nei gruppi 1 e 2 rispetto al gruppo di controllo.

Questi risultati incoraggianti, combinando il rilevamento di effetti cellulari e clinici sulle cellule miocardiche, sembrano indicare che l’uso di levocarnitina nella soluzione cardioplegica, durante la chirurgia cardiaca, può proteggere contro lesioni da riperfusione, riducendo anche l’apoptosi.

 

Cover image volume 30, Issue 4

Ming Li, et al. Myocardial protective effects of l-carnitine on ischemia-reperfusion injury in patients with rheumatic valvular heart disease undergoing cardiac surgery. Journal of Cardiothoracic and Vascular Anesthesia 2016 (epub ahead of print).

 

 

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