Home Cardiologia Anche minime quantità di alcol possono indurre atrofia cerebrale e declino cognitivo

Anche minime quantità di alcol possono indurre atrofia cerebrale e declino cognitivo

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Il consumo di alcool ha sempre vissuto in un delicato equilibrio, alla ricerca di una dose minima tollerabile, in grado di fornire benefici al bevitore senza indurre danni alla salute. Così negli anni si è accumulata una vasta letteratura che ha dimostrato come l’effetto antiossidante dei polifenoli sia in grado di prevenire le malattie cardiovascolari, a patto che il consumo di alcol sia limitato.

D’altra parte gli effetti dannosi a livello epatico e del sistema nervoso sono altrettanto ben documentati e proprio questi ultimi sono stati oggetto di un recente studio, pubblicato sul British Medical Journal, che ha cercato di identificare se esista una dose minima di alcol, che non induca alterazioni a livello del sistema nervoso centrale, anatomiche e funzionali.

Purtroppo, e per certi versi sorprendentemente, la risposta a questa domanda è negativa. Radicalmente negativa.

Lo studio, con un disegno osservazionale, ha valutato 527 soggetti residenti nel Regno Unito, selezionati all’interno del “Whitehall II cohort study”. Oltre alle variabili fisiologiche, sono state raccolte anche le informazioni che riguardavano il consumo di alcol, mentre la funzione cognitiva è stata analizzata in modo sequenziale con specifici test. Tutti i pazienti sono stati inoltre sottoposti a risonanza magnetica cerebrale in due occasioni, per valutare le alterazioni strutturali del tessuto nervoso.

Il consumo medio di alcol durante le fasi di studio è stato di 11,5 unità la settimana, vale a dire 85,8 grammi per gli uomini e 6.4 unità, circa 51 grammi, per le donne. Considerando il gruppo di soggetti studiati nel suo complesso, l’assunzione di bevande alcoliche su base settimanale non è aumentata significativamente nel corso dello studio.

Il consumo medio di alcol è risultato correlato negativamente con la densità della materia grigia nelle analisi morfometriche, in particolare nell’ippocampo.

Il consumo di alcol era inoltre associato, rispetto alla completa astinenza, a una maggiore probabilità di atrofia dell’ippocampo, con un effetto dipendente dalla dose. Un dato interessante che emerge da questo studio è che i soggetti che bevevano oltre 30 unità di alcol la settimana erano quelli con maggiore probabilità di sviluppare l’atrofia, ma anche i bevitori moderati (7-14 unità la settimana) avevano una maggiore probabilità di sviluppare questa involuzione tissutale, nei confronti di chi si asteneva dal consumo di alcolici. Non solo, perfino chi consumava dosi minime di alcol (1-7 unità), ovvero tra gli 8 e i 56 grammi settimanali, aveva un rischio più elevato rispetto a chi si asteneva completamente dal consumo.

Come termine di paragone, un bicchiere medio di vino a 14 gradi ha un contenuto di alcol di circa 2,4 unità. Con questo link si accede liberamente ad un calcolatore online, predisposto da “Alcohol Concern”, che permette di calcolare le unità di alcol, nonché le calorie, presenti in differenti bevande.

I  risultati dello studio hanno inoltre dimostrato come un elevato consumo di alcol si correli in modo inverso all’integrità della materia bianca, con riferimento al corpo calloso.

Infine, per quanto riguarda la valutazione cognitiva, è stato osservato come un più elevato consumo di alcool si associava a una diminuzione più rapida della fluidità lessicale, ma non della fluidità semantica o del richiamo di parole. Anche in questo caso come in precedenza, i bevitori di quantità minime di alcol non sembravano protetti dal declino cognitivo rispetto agli astemi.

I risultati di questo studio sono per certi versi sconcertanti, con chiare evidenze di alterazioni strutturali del sistema nervoso centrale e cognitive anche per minime quantità di alcol assunte. Pur con tutti i limiti, legati alla popolazione considerata (soggetti che vivevano in comunità) e al disegno osservazionale, quanto emerge non può certamente essere ignorato e potrebbe spingere in futuro verso misure ancor più restrittive nei confronti delle bevande alcoliche.

 

 

Topiwala A, et al. Moderate alcohol consumption as risk factor for adverse brain outcomes and cognitive decline: longitudinal cohort study. BMJ 2017;357:j2353.

 

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