Home Cardiologia Scompenso cardiaco e biomarcatori: la proteina ST2 solubile nella stratificazione prognostica

Scompenso cardiaco e biomarcatori: la proteina ST2 solubile nella stratificazione prognostica

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L’insufficienza cardiaca è un problema clinico di grande rilevanza e in continuo aumento, soprattutto a causa del progressivo invecchiamento della popolazione. Per questo, si stanno moltiplicando gli sforzi per giungere tempestivamente alla diagnosi, migliorare il trattamento e la prognosi della malattia, ma anche per riuscire a stratificare con precisione il rischio, nel singolo paziente. Per la loro alta sensibilità e accuratezza, i biomarcatori del sangue circolante stanno diventando sempre più importanti nella gestione del malato con scompenso cardiaco. I peptidi natriuretici, in particolare il peptide natriuretico di tipo B (BNP), il peptide natriuretico di tipo N-terminale pro-B (Nt-proBNP) sono tra i biomarcatori più utilizzati per stabilire la diagnosi e la prognosi dello scompenso cardiaco.

Periodicamente vengono proposti biomarcatori di nuova generazione e tra le nuove molecole che si affacciano in questo campo troviamo il fattore di differenziazione della crescita 15 (GDF-15), la galectina-3 (Gal-3) e la soppressione della tumorigenicità 2 in forma solubile (sST2).

Proprio quest’ultimo è stato oggetto di un recente studio, pubblicato su Circulation Heart Failure, che si è posto tre obiettivi principali: confrontare gli effetti di un trattamento con sacubitril/valsartan, rispetto all’enalapril, sui livelli circolanti di sST2; valutare se i cambiamenti delle concentrazioni di sST2 erano associati a specifici endpoint clinici; determinare l’utilità prognostica di differenti valori di sST2.

I pazienti inclusi nello studio avevano una classe NYHA II-IV, una frazione di eiezione del ventricolo sinistro ≤35% e un BNP ≥150 pg/ml (o NT-proBNP ≥600 pg/ml) o, se erano stati ospedalizzati per scompenso cardiaco nei 12 mesi precedenti, un BNP di almeno 100 pg/ml (o un NT-proBNP ≥400 pg/ml).

Il livello mediano di sST2 è risultato di 32,2 ng/ml. I suoi livelli basali erano correlati positivamente con i livelli di troponina ad alta sensibilità e con i livelli di NT-proBNP.

Rispetto a enapril, il trattamento con sacubitril/valsartan ha ridotto i livelli di sST2 determinando differenze statisticamente significative a 1 e a 8 mesi.

Dopo aggiustamento per altri biomarcatori, tra cui NT-proBNP e troponina ad alta sensibilità, il valore di sST2 al basale si è dimostrato un fattore predittivo indipendente per l’endpoint composito di morte cardiovascolare o ospedalizzazione per scompenso cardiaco, e per i singoli eventi di ospedalizzazione per scompenso cardiaco e morte cardiovascolare.

Le analisi statistiche hanno inoltre evidenziato come ciascuno dei quattro biomarcatori considerati (sST2, BNP, NT-proBNP, troponina ad alta sensibilità) ha migliorato individualmente l’abilità di discriminare pazienti con e senza eventi clinici, con la massima efficacia di discriminazione quando tutti e quattro i biomarcatori sono stati usati in combinazione.

Le associazioni tra sST2 al basale e gli outcome clinici erano lineari.

Infine, l’aumento di sST2 a 1 mese è stato associato ai peggiori esiti clinici, la diminuzione agli esiti migliori.

Appare quindi evidente come il dosaggio di sST2 sia utile nella stratificazione prognostica dei pazienti con scompenso cardiaco. Si conferma altresì come l’utilizzo congiunto di più biomarcatori possa fornire informazioni ancor più precise e affidabili.

Dai dati derivati dallo studio PARADIGM-HF, emerge come il trattamento con sacubitril/valsartan induce una maggiore riduzione di sST2 rispetto a enalapril.

 

Cos’è la proteina ST2

La proteina ST2 è un membro della famiglia dei recettori dell’interleuchina 1 e si presenta in due isoforme: una forma solubile, indicata come sST2, e una forma di recettore legata alla membrana, indicata come ST2 o ST2L. Quando il miocardio viene stirato, il gene ST2 è sovraregolato e si osserva così un aumento della concentrazione di ST2 solubile circolante. Il ligando per ST2 è la citochina Interleukin-33 (IL-33). Il legame dell’IL-33 al recettore ST2, in risposta a una malattia cardiaca o una lesione, come un evento ischemico, provoca un effetto cardioprotettivo. Questo segnale di IL-33 cardioprotettivo è controbilanciato dal livello di sST2, che lega IL-33 e lo rende non disponibile al recettore ST2 per il segnale cardioprotettivo. Di conseguenza, in presenza di livelli elevati di ST2 solubile, il cuore è sottoposto a stress maggiore.

 

Franco Folino

 

Circulation: Heart Failure: 11 (4)

 

Eileen O’Meara, et al. Independent Prognostic Value of Serum Soluble ST2 Measurements in Patients With Heart Failure and a Reduced Ejection Fraction in the PARADIGM-HF Trial (Prospective Comparison of ARNI With ACEI to Determine Impact on Global Mortality and Morbidity in Heart Failure). Circ Heart Fail. 2018;11:e004446.

 

 

 

 

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