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Sindrome coronarica acuta: i livelli di beta-amiloide nella stratificazione prognostica

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Lomappmi/Wikimedia commons

Il beta-amiloide è una sostanza composta da amminoacidi, coinvolta in modo cruciale nella malattia di Alzheimer, rappresentando la componente principale delle placche riscontrate nel cervello di questi pazienti.

Più recentemente è stato proposto un ruolo di questa sostanza anche a livello vascolare, tanto da essere in grado di destabilizzare la placca aterosclerotica. I livelli di questa sostanza sono anche stati correlati a un peggior esito clinico in pazienti con cardiopatia coronarica stabile.

La prestigiosa rivista Annals of Internal Medicine, ha pubblicato nel suo numero del 19 giugno, un articolo che cerca di confermare questi riscontri, valutando in modo retrospettivo il valore prognostico dei livelli di amiloide ß (1-40) (Aβ40) in paziente con sindrome coronarica acuta, senza sopraslivellamento del tratto ST.

Sono stati inclusi nell’analisi oltre 1.800 pazienti derivati da due coorti indipendenti, seguiti per un follow-up mediano di 22 e 25 mesi. L’endpoint principale era la mortalità per qualsiasi causa.

I risultati hanno dimostrato come i livelli di Aβ40 si associavano alla mortalità, dopo aggiustamento multivariato per età, sesso, diabete mellito, troponina ad alta sensibilità T, proteina C reattiva, rivascolarizzazione e tipo sindrome coronarica (rapporto di rischio 1,66 e 1,50).

Questo studio sembra quindi aprire le porte ad una nuova prospettiva nella stratificazione prognostica dei pazienti con sindrome coronarica acuta, dimostrando come l’Aβ40 circolante sia in grado di migliorare la valutazione di questi pazienti, anche nei confronti del ben conosciuto punteggio GRACE, oggi raccomandato dalle linee guida.

 

 

Kimon Stamatelopoulos, et al. Amyloid-β (1-40) and Mortality in Patients With Non–ST-Segment Elevation Acute Coronary Syndrome: A Cohort Study. Ann Intern Med. 2018;168(12):855-865.

 

 

 

 

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