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Lo Yoga aiuta a ridurre gli episodi di sincope vasovagale?

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La sincope vasovagale è una forma di perdita transitoria di coscienza generalmente benigna. E’ il tipo di sincope che si verifica in persone predisposte quanto restano a lungo in piedi, immobili, come ad esempio i soldati, oppure quando si vivono situazioni stressanti, come durante un prelievo di sangue.

Questo avvenimento genera certamente molta apprensione, ma in realtà è un fenomeno che non rispecchia la presenza di una vera e propria malattia. Piuttosto, è il risultato di un funzionamento anomalo di meccanismi che regolano frequenza cardiaca e pressione arteriosa, sotto il controllo del sistema neurovegetativo.

D’altra parte, alcune persone presentano episodi sincopali anche particolarmente frequenti, con gravi limitazioni delle attività quotidiane è una compromissione significativa della qualità di vita. Purtroppo non sono molte le terapia che si sono dimostrate efficaci nel prevenire questo tipo di sincope. Anzi, se parliamo in particolare dei farmaci, non esiste nessun medicinale che si sia dimostrato realmente utile  in questo senso.

Ben più utili possono rivelarsi semplici accorgimenti pratici, come evitare le situazioni predisponenti, come l’ortostatismo prolungato, mettere in atto manovre per cercare di interrompere l’episodio sul nascere, come lo sforzo isometrico, ed essere sempre ben idratati.

Una nuova terapia, che chiamerei non convenzionale, si affaccia ora all’orizzonte per il trattamento dei soggetti con sincopi vasovagali: lo yoga.

A valutare questa strategia, e non poteva essere altrimenti, è stato un gruppo di ricercatori indiani e lo studio è stato recentemente pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology: Clinical Electrophysiology.

Sincope e yoga: lo studio

Questo nuovo studio ha cercato di determinare l’impatto della pratica yoga, in aggiunta alla terapia standard, nel ridurre gli episodi sintomatici in pazienti con sincope vasovagale ricorrente.

Il presupposto dei ricercatori è che lo yoga si era già dimostrato efficace, in precedenti studi, nell’indurre effetti positivi nei soggetti che presentano uno squilibrio del sistema neurovegetativo.

I pazienti inclusi nello studio sono stati così assegnati, in modo casuale, a svolgere un programma di formazione yoga specializzato, in aggiunta all’attuale terapia basata sulle raccomandazioni delle linee guida, o alla sola terapia basata sulle linee guida.

L’endpoint primari dello studio era un composito del numero di episodi di sincope e presincope registrati nel corso di un periodo di 12 mesi.
Gli endpoint secondari includevano: la valutazione della qualità di vita, attraverso la somministrazione di un apposito questionario breve dell’Organizzazione mondiale della sanità
(WHOQoL-BREF); punteggi ottenuti in un questionario sullo stato funzionale della sincope a 12 mesi (Syncope Functional Status Questionnaire scores); il risultato di un Tilt Test eseguito a 6 settimane.

Il tilt test è un esame che da ormai molti anni viene utilizzato per svelare la suscettibilità a sviluppare sincopi vasovagali e consiste nel porre il paziente su un lettino inclinato a circa 60° per 45 minuti circa.

Lo yoga sembra efficace

Tra i 55 pazienti che hanno partecipato allo studio, quelli che avevano praticato yoga hanno fatto registrare nei 12 mesi di follow-up una media di 0,7 eventi sincopali e 0,7 eventi presincopali. Negli altri pazienti la media dei due eventi valutati è stata rispettivamente di 2,52 e 1,93 episodi.

Sempre nel corso del follow-up, 13 pazienti che avevano praticato yoga (43%) non anno riferito alcun episodio, contro i 4 pazienti del gruppo di controllo (16%).l’intervento
braccio, 13 (43,3%) pazienti sono rimasti liberi da eventi rispetto a 4 (16,0%) pazienti nel braccio di controllo.

Il gruppo che ha seguito il programma di yoga ha inoltre evidenziato miglioramenti nel questionario sulla qualità di vita e in quello sullo stato funzionale della sincope.

Gli autori concludono che lo yoga, in aggiunta alla terapia standard, è efficace nel ridurre il numero di episodi sintomatici e nel migliorare la qualità della vita nei pazienti con sincope vasovagale ricorrente.

I risultati del Tilt Test a 6 settimane non hanno evidenziato differenze tra i due gruppi di trattamento.

Yoga: effetti miracolosi?

Anche se il disegno dello studio non consente di formulare alcuna ipotesi sui meccanismi coinvolti nel miglioramento evidenziato nei soggetti che avevano praticato yoga, gli autori cercano di identificare gli effetti indotti della sua pratica.

Ipotizzano così che gli effetti positivi dello yoga potrebbero essere correlati a un effetto multidimensionale di questo intervento, attraverso meccanismi centrali e periferici. La pratica regolare di questa disciplina, grazie alle posizioni isotoniche assunte, porta a un miglioramento del tono muscolare e vascolare oltre a incrementare la forza muscolare.

Secondo i ricercatori, l’aumento del tono vascolare e muscolare, soprattutto negli arti inferiori, non solo attenua la fase di dilatazione venosa che può avvenire nel corso di una sincope, ma può anche accelerare il ritorno venoso.

Da precedenti studi sembra infatti che le tecniche di respirazione e rilassamento dello yoga facciano aumentare il tono vagale e migliorano l’equilibrio neurovegetativo, fatto che potrebbe ridurre le fasi di eccessiva reattività che si manifestano nel corso della sincope vasovagale.

Inoltre, sostengono che una maggiore “consapevolezza”, raggiunta con l’aiuto dello yoga, può aiutare a calmare l’ansia e alleviare lo stress che si associa allo sviluppo della sincope.

Ottimi risultati, ma molti i limiti

Gli effetti positivi dello yoga evidenziati in questo studio sono per certi versi interessanti. Purtroppo però lo studio è gravato da molti limiti.

Innanzitutto i pazienti studiati sono molto pochi, solo 55 in totale. Così, è molto difficile considerare solidi i risultati ottenuti.

Secondo punto, il follow-up dello studio è stato molto breve, solo un anno. Solo pochissimi pazienti presentano molti episodi sincopali nel corso di un anno. Quindi potrebbe esserci stata una remissione spontanea degli episodi sintomatici, facilitata anche dalla semplice presa in carico del paziente.

Terzo, il Tilt Test è considerato solitamente un esame non ripetibile per valutare gli effetti di terapie di qualsiasi genere nei pazienti con sincopi vasovagali. Questo perché dopo il primo test i soggetti tendono in qualche modo a ‘familiarizzare’ con l’esame, rendendo meno frequente la positività del test successivo, indipendentemente dal trattamento effettuato.

Quarto, il termine ‘riequilibrio’ neurovegetativo è intrigante, ma poco scientifico. Cosa significa in realtà? Viene riequilibrato il tono del sistema neuroegetativo? Nello studio non è stato dimostrato in alcun modo. In realtà la pratica dello yoga e della meditazione si accompagnano a tecniche di respirazione che tendono a regolarizzare gli atti respiratori. D’altra parte, tutte le manovre che tendono a regolarizzare la respirazione portano ad un incremento di attività del parasimpatico, proprio la branca del sistema neurovegetativo responsabile dei riflessi cardiovascolari che portano a una riduzione della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, responsabili della sincope.

Quinto e ultimo punto, forse il più importante, il disegno dello studio non può escludere che lo yoga abbia esercitato un forte effetto placebo sui soggetti valutati. Per poter considerare più affidabili i risultati ottenuti, tutti i pazienti dovevano essere avviati a un tipo di attività particolare. Affiancando ad esempio lo yoga (trattamento attivo) a semplici esercizi fisici (trattamento placebo).

In un campo dove l’emotività gioca un ruolo fondamentale nei processi fisiopatologici, far compiere ai pazienti esercizi yoga, seguiti da un istruttore, esercita certamente un forte effetto placebo e i miglioramenti ottenuti con questa pratica potrebbero essere a questo correlati.

Questo studio cerca di esplorare aspetti molto interessanti della pratica yoga e dei suoi effetti sul sistema neurovegetativo. Purtroppo però le procedure dello studio non consentono di  affermare con certezza che questi effetti possono essere utili nel ridurre gli episodi sintomatici in pazienti con sincope vasovagale.

 

Franco Folino

 

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