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La resistenza agli antibiotici era presente già nel 1800, prima che questi farmaci fossero inventati

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Staffilococco aureus. Foto di Janice Haney Carr, Matthew J. Arduino, DRPH, USCDCP

I geni della resistenza contro l’antibiotico meticillina potrebbero essere emersi nei batteri dei ricci più di cento anni prima che emergessero nei ceppi dell’uomo. Lo rivela un nuovo studio pubblicato nelle scorse settimane sulla rivista Nature.

La ricerca fornisce nuove informazioni sul ruolo della selezione naturale nell’evoluzione della resistenza agli antibiotici nei batteri che causano malattie.

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Resistenza agli antibiotici: un problema in ambito clinico e nell’industria zootecnica

Lo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA) è un comune batterio resistente agli antibiotici che rappresenta un problema considerevole sia in ambito clinico che nell’industria zootecnica. Gli studi hanno dimostrato che anche i ricci sono portatori di questo batterio, spingendo Anders Larsen e colleghi a indagare ulteriormente.

Il gruppo di ricercatori ha sequenziato e studiato più di 1.000 S. aureus isolati da ricci e altre fonti, per rivelare che alcune linee di MRSA erano apparse nei ricci europei all’inizio del 1800, prima dell’uso clinico degli antibiotici. I batteri si sono poi diffusi al bestiame e all’uomo.

I ricci sono frequentemente colonizzati da un parassita fungino, chiamato Trichophyton erinacei. Gli autori evidenziano che questo fungo produce naturalmente due antibiotici; vivendo fianco a fianco, i batteri hanno sviluppato poi una resistenza agli antibiotici in risposta alla minaccia rappresentata dal fungo. Sebbene sia opinione diffusa che l’emergere della resistenza agli antibiotici nei batteri sia stata indotta da un uso spesso eccessivo e indiscriminato degli antibiotici, questo studio suggerisce che i ricci abbiano avuto un ruolo primario in almeno alcuni degli attuali ceppi batterici resistenti agli antibiotici.

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