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Frequenza cardiaca e mortalità per scompenso cardiaco

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La terapia con ß-bloccanti è ormai un cardine nel trattamento dei pazienti con scompenso cardiaco, in associazione ad ACE-inibitori o antagonisti recettoriali dell’angiotensina o antagonisti recettoriali associati dell’angiotensina e della neprilisina. Il loro utilizzo si associa ad una riduzione della mortalità, ma non è chiaro se questo risultato sia legato alla riduzione della frequenza cardiaca o a più complessi ed articolati meccanismi fisiopatologici correlabili all’effetto antagonista sull’attività adrenergica.

Per chiarire questo aspetto, una recente metanalisi ha rielaborato i risultati di undici studi randomizzati e controllati, considerando come endpoint principale la mortalità per qualsiasi causa.

Complessivamente, i pazienti considerati sono stati 14.313 con ritmo sinusale e 3.065 con fibrillazione atriale. L’età mediana era di 65 anni. La mediana della frazione di eiezione del ventricolo sinistro era 27%. La frequenza cardiaca mediana per i pazienti con ritmo sinusale è risultata di 80bpm, mentre era di 81bpm per quelli con fibrillazione atriale.

Per i pazienti con ritmo sinusale la frequenza cardiaca basale è risultata associata alla mortalità, con un rapporto di rischio di 1,11 per variazioni di 10bpm. Al contrario, per i pazienti in fibrillazione atriale non è risultata nessuna associazione significativa tra frequenza cardiaca e mortalità.

L’utilizzo dei ß-bloccanti nei pazienti inclusi nell’analisi, riduceva la frequenza cardiaca di 11-12bpm, sia nei pazienti con ritmo sinusale, sia in quelli con fibrillazione atriale. Anche in questo caso però l’utilizzo dei ß-bloccanti ha dimostrato una riduzione della mortalità nei pazienti con ritmo sinusale, ma non in quelli con fibrillazione atriale.

Questa analisi sembra quindi confermare gli effetti favorevoli dei ß-bloccanti nei pazienti con scompenso cardiaco e ridotta frazione di eiezione, ma al tempo stesso evidenzia forti limitazioni di beneficio nei pazienti che non hanno un ritmo sinusale.

Gli autori propongono differenti ipotesi per spiegare questo comportamento divergente, ma è evidente che i dati ottenuti nella metanalisi non permettono di giungere a conclusioni certe.

Franco Folino

 

Cover image Journal of the American College of Cardiology

 

Kotecha D, et al. Heart Rate, Heart Rhythm, and Prognostic Benefits of Beta-Blockers in Heart Failure: Individual Patient-Data Meta-Analysis. Journal of the American College of Cardiology, Pubblicato online, Maggio 2017.

 

 

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