Valutare annualmente il punteggio CHA2DS2-VASc in pazienti con fibrillazione atriale potrebbe migliorare le previsioni del rischio di ictus e guidare con più precisione la prescrizione di anticoagulanti orali. Lo afferma un recente studio, pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine.
Fibrillazione atriale e rischio tromboembolico: le linee guida
Le linee guida internazionali suggeriscono che gli anticoagulanti orali possono essere omessi per i pazienti con fibrillazione atriale in assenza di un punteggio CHA2DS2-VASc maggiore di 0 negli uomini o 1 nelle donne. Anche se viene raccomandato di rivalutare periodicamente il rischio, non è stato però determinato quale sia l’intervallo ragionevole che deve trascorrere tra una valutazione e l’altra.
Si tratta di un punto di particolare importanza, perché il rischio di ictus non è statico tra i pazienti con fibrillazione atriale. Si è visto come circa il 90% di questi pazienti sviluppi almeno un nuovo fattore di rischio prima della comparsa di un ictus ischemico. Questo significa che non sarebbero più stati classificati come soggetti a “basso rischio”, con i conseguenti cambiamenti delle raccomandazioni terapeutiche.
Fibrillazione atriale: il rischio tromboembolico cambia con il tempo
I ricercatori del Taipei Veterans General Hospital, e della National Yang-Ming University, hanno utilizzato un database nazionale per identificare 14.606 pazienti con fibrillazione atriale di nuova diagnosi. In questi soggetti, in base al loro punteggio CHA2DS2-VASc, non era stato prescritto un trattamento anticoagulante.
I ricercatori hanno scoperto che un anno dopo l’episodio di fibrillazione atriale incidente, circa il 16,1% degli uomini e il 16,2% delle donne che inizialmente erano stati valutati a basso rischio erano passati ad un punteggio CHA2DS2-VASc ad alto rischio.
Questo risultato suggerisce che i punteggi di CHA2DS2-VASc devono essere rivalutati almeno una volta l’anno in pazienti con fibrillazione atriale in modo che gli anticoagulanti orali possano essere prescritti in modo tempestivo per la prevenzione dell’ictus.