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COVID-19: i viaggi contribuiscono a diffondere le varianti del virus

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Secondo una ricerca pubblicata online sulla rivista Nature, la ripresa dei viaggi in Europa da giugno 2020 potrebbe aver contribuito alla rapida diffusione di una nuova variante di SARS-CoV-2 in Europa durante quell’estate. Lo studio indica che la nuova variante 20E (EU1), che si pensa sia emersa in Spagna, è stata introdotta centinaia di volte nei paesi europei dai viaggiatori estivi.

Sebbene la variante non mostri prove di una maggiore trasmissibilità, i risultati dimostrano come i viaggi possano contribuire ad un aumento della frequenza delle varianti e sottolineano l’importanza della sorveglianza genomica e delle strategie di contenimento quando riprendono i viaggi transfrontalieri.

Strategie per ridurre il rischio di diffusione delle varianti

SARS-CoV-2 è stato tracciato quasi in tempo reale attraverso l’analisi delle sequenze del genoma virale, un metodo di monitoraggio che può anche rilevare l’emergere di nuove varianti. All’inizio dell’estate 2020, è stata rilevata una nuova variante in Spagna e questa variante si è successivamente diffusa in tutta Europa, riferiscono Emma Hodcroft e colleghi. La variante – denominata 20E (EU1) – ospita una mutazione nel dominio della proteina spike (una struttura che media l’ingresso del virus nelle cellule ospiti). Tuttavia, questa mutazione non sembra avere un effetto notevole sulla trasmissibilità.

Per determinare come questa variante sia diventata una delle principali fonti di COVID-19 in Europa nell’autunno del 2020, gli autori hanno tracciato la sua storia evolutiva, o filogenesi.

Le loro analisi rivelano che 20E (EU1) era più diffusa in Spagna a luglio e agosto, ma è stata osservata in molti paesi europei entro la fine di agosto, tra cui Belgio, Svizzera, Francia, Danimarca, Regno Unito, Germania, Lettonia, Svezia, Norvegia e Italia.

L’albero filogenetico indica che ci sono state esportazioni ripetute dalla Spagna e i modelli di introduzione in altri paesi sono coerenti con quelli previsti dai dati di viaggio. Molti paesi dell’UE hanno ripreso a viaggiare intorno a metà giugno, con un picco durante luglio e agosto, in coincidenza con il picco della prevalenza di 20E (UE1) in Spagna.

Pertanto, gli autori propongono che i viaggi internazionali, insieme a un contenimento e una quarantena insufficienti, abbiano avuto un ruolo nella ripresa dei casi in molti paesi europei. Concludono che un miglioramento delle strategie per ridurre il rischio di diffusione delle varianti, man mano che i viaggi riprendono, sono necessari per aiutare i paesi a mantenere bassi livelli di trasmissione del virus SARS-CoV-2.

 

 

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