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Fattori di rischio per lo scompenso cardiaco si associano ad alterazioni della funzionalità del ventricolo sinistro in pazienti ancora asintomatici

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Nonostante gli enormi progressi nella campo della terapia, l’insufficienza cardiaca rimane una delle principali cause di mortalità dei nostri tempi. Sappiamo che è una malattia progressiva, altamente sintomatica, e che le ospedalizzazioni per insufficienza cardiaca sono in costante aumento. I pazienti ospedalizzati per un peggioramento di questa condizione sono gravati da un’elevata mortalità intraospedaliera e nei mesi successivi alla dimissione.

L’insufficienza cardiaca con preservata frazione di eiezione del ventricolo sinistro rappresenta circa il 40-60% dei casi, con una prognosi che è simile a quella della forma con frazione di eiezione ridotta. La fisiopatologia dello scompenso è caratterizzata in questo caso dalla presenza di una disfunzione diastolica, definita come un’elevata rigidità ventricolare sinistra, un prolungato tempo di rilassamento isovolumetrico del ventricolo sinistro, un rallentato riempimento ed un’elevata pressione telediastolica del ventricolo sinistro.

Un interessante lavoro di un gruppo di ricercatori tedeschi, pubblicato sull’European Hear Journal, ha voluto verificare se alterazioni della relazione pressione-volume telediastolico del ventricolo sinistro rappresentavano un fattore di rischio in soggetti non in scompenso cardiaco. Lo studio ha incluso 14487 soggetti non in scompenso cardiaco, 294 pazienti con insufficienza cardiaca, 79 dei quali con frazione di eiezione conservata.

Nel gruppo di soggetti senza insufficienza cardiaca, la presenza di fattori di rischio per scompenso, tra i quali l’età, il sesso femminile, l’ipertensione, il diabete e l’obesità, si associavano an una pendenza più ripida della curva pressione/volume telediastolico del ventricolo sinistro, che in sostanza rifletteva un aumento del coefficiente di rigidità del ventricolo. Tuttavia, un minore volume telediastolico si associava ad un’età più avanzata ed al sesso femminile. Quest’ultimo indice nei pazienti non scompensati, così come il coefficiente di rigidità, erano correlati alla sopravvivenza.

Questo studio sembra così evidenziare come in soggetti non scompensati, la presenza di fattori di rischio si associ ad alterazioni della relazione pressione/volume telediastolico del ventricolo sinistro, a loro volta associate ad una significativa riduzione della sopravvivenza.

Si tratta di un’importante osservazione che ci impone una maggiore attenzione nella gestione di pazienti con alterazioni della funzionalità del ventricolo sinistro, pur asintomatici.

 

European Heart Journal: 37 (24)

Schwarzl M, et al. Risk factors for heart failure are associated with alterations of the LV end-diastolic pressure–volume relationship in non-heart failure individuals: data from a large-scale, population-based cohort. European Heart Journal 2016; 37:1807–1814.

 

 

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