Home Neurologia Basta un singolo impulso magnetico per rievocare ricordi perduti

Basta un singolo impulso magnetico per rievocare ricordi perduti

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Da sempre si considera la memoria come una capacità che si basa sul mantenimento di informazioni strettamente legato ad una ripetuta attivazione di circuiti neurali. Più un’informazione è ripetuta, più rimane scritta nella nostra memoria in modo indelebile; se non si riattiva il ricordo per lungo tempo, l’informazione è persa per sempre.

Questo concetto è smentito da un’interessante lavoro, pubblicato su Science, che dimostra come la semplice stimolazione transcranica con impulsi magnetici, sia in grado di far riemergere memorie considerate spente.

Gli sperimentatori hanno registrato l’attività neurale di soggetti che eseguivano articolari esercizi con elementi da ricordare, basato sulla presentazione di immagini o testi, valutando la memoria attiva e la memoria non attiva. Hanno così osservato che se era distolta l’attenzione da uno specifico esercizio, le informazioni raccolte fino a quel momento tendevano ad essere “disattivate”.

Somministrando un singolo impulso di stimolazione magnetica transcranica i ricercatori sono però riusciti a riattivare i circuiti neurali responsabili del mantenimento delle informazioni apparentemente dimenticate, dimostrando la presenza latente delle stesse all’interno di aree specifiche del cervello, ed in particolare quelle che erano state etichettate come importanti.

Dai differenti esperimenti che sono stati condotti nello studio, gli autori concludono che la memoria è regolata da meccanismi sinaptici di tipo attivo-silente. Definiscono inoltre l’esistenza di almeno due livelli di memoria e che la seconda, piuttosto che “attiva”, andrebbe chiamata “memoria a lungo termine prioritaria”.

Propongono infine come modello fisiologico alla base di questi meccanismi l’esistenza di una plasticità sinaptica a breve termine, responsabile della formazione transitoria di reti che mantengono l’informazione raccolta per brevi intervalli di tempo. Questo stesso meccanismo potrebbe essere implicato in differenti funzioni cognitive, che coinvolgono una selezione delle informazioni considerata più importanti, e che possono fornire le basi per consolidare la memoria a lungo termine.

Già dal 2008 alcuni studi avevano formulato una teoria sinaptica per la memoria attiva, che non implicava un’attività sostenuta cerebrale per il mantenimento delle informazioni. I dati che emergono da questo nuovo studio sembrano confermare questa ipotesi, aprendo inoltre nuove prospettive nelle conoscenze delle funzioni cognitive dell’uomo.

 

Franco Folino

 

 

Rose NS, et al. Reactivation of latent working memories with transcranial magnetic stimulation. Science 2016;354:1136-1139.

 

 

 

 

 

 

 

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